Intervista a Noemi Di Segni.

Hope Media Italia – La voce delle donne nei lager e i giovani quali depositari e propagatori dei ricordi sono stati il leitmotiv del Giorno della memoria di quest’anno.
“Come comunità ebraica, abbiamo scelto di ascoltare la narrazione dell’esperienza traumatizzante, faticosa e dolorosa della Shoah attraverso la voce femminile di ragazze, donne, madri le cui vite spezzate hanno creato condizioni di sofferenza” spiega Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche in Italia (Ucei), in un’intervista di Radio Voce della Speranza di Catania, alcuni giorni prima del 27 gennaio.

Una narrazione che affianca quella degli uomini e aggiunge nuovi elementi alla comprensione di quanto vissuto in quegli anni bui della nostra storia. “La sfera femminile che partorisce, dona la vita, allatta il figlio, accudisce la famiglia e che subisce violenze specifiche legate proprio al femminile, violenza che oggi non manca, ha una voce particolare” aggiunge la presidente.

Nei giorni scorsi, sono state riscoperte e ascoltate le musiche scritte dalle donne nei lager.
“È stata una commozione molto forte” spiega N. Di Segni “ascoltare le voci di donne esprimere nelle loro lingue questo dolore, anche nelle musiche allegre, perché c’era desiderio di canto liberatorio, di consolazione attraverso una fuga ai ricordi della casa lasciata, da cui si è dovuti scappare. Ma, paradossalmente, più era allegra la musica più era doloroso il momento a cui si riferiva”.

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Nei giovani ebrei, la Shoah è diventata Dna, spiega la presidente Ucei, “è talmente traumatizzante questa esperienza che diventa una sorta di modo di cogliere e interpretare la vita”.

L’attenzione è stata rivolta a tutti i giovani, nel giorno della memoria, perché capiscano che “la Shoah è una responsabilità. È ricostruzione della propria identità italiana per quello che è successo in questo Paese, approfondire le responsabilità del fascismo, l’indifferenza delle persone. Ed è un percorso non solo ebraico”.

La presidente Ucei conclude lanciando il messaggio di “non appiattire la conoscenza del popolo ebraico alla Shoah. E lo dico proprio per quanto ci tengo e ci teniamo a questo percorso di memoria. Dobbiamo anche ricordare che ebraismo è un popolo, è vita, è cultura è tradizioni. Quel disegno di sterminio è devastante, ma alla fine il popolo ebraico è vivo e fa parte di un contesto culturale al quale ci sentiamo di appartenere sempre come cittadini italiani”.

Ascolta l’intervista a Noemi Di Segni.

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