Notizie Avventiste – Il gruppo dei giovani della chiesa cristiana avventista di Perugia ha creato una targa celebrativa e stilato un documento in cui esprime gratitudine a tutti gli abitanti di Lampedusa per aver dimostrato umanità nei tragici eventi dei giorni scorsi e aver costruito con le loro mani dei ponti di speranza per gente disperata.
“Di fronte a certe immagini, testimonianze, storie e racconti, non si può restare fermi, non si può non prendere una posizione, non si può rimanere passivi osservatori televisivi”, esordisce la lettera che accompagna la targa inviata a Lampedusa. “Siete per noi un esempio… Siete stati e siete operatori di pace, il braccio attivo della parte buona dell’Italia e dell’Europa… Un ringraziamento che va oltre il senso civico, abbracciando quello spirituale, di qualsiasi matrice esso sia”, continua il messaggio.
Notizie Avventiste ha rivolto alcune domande a Marko Hromis, responsabile dei giovani di Perugia.
Notizie Avventiste: Come è nato questo gesto?
Marko Hromis: Il nostro gruppo di giovani si è incontrato per creare un “laboratorio di parabole”. Tutti quanti conosciamo bene quelle bibliche e sappiamo trarne insegnamenti pratici e spirituali. Abbiamo capito che Gesù utilizzava elementi, figure sociali, tradizioni, culture e personaggi del suo tempo per raccontare episodi, reali o meno, che insegnassero ai suoi uditori, e a noi che leggiamo oggi, principi di vita quotidiana proiettati poi nell’eternità con parallelismi e riferimenti al futuro regno dei cieli. Attualità, linguaggio comprensibile, utile insegnamento pratico per definire i rapporti sociali e la crescita spirituale.
N. A.: Avete quindi cercato di rendere attuali le parabole?
M. H.: Sì. Ci siamo chiesti: “Oggi Gesù quali parabole racconterebbe? Come le racconterebbe e di quali esempi di attualità si servirebbe. Quali sarebbero i suoi strumenti?”. Non ci siamo serviti solo della Bibbia ma abbiamo anche letto passi illuminanti del libro “Come un cane in chiesa”, di Don Gallo, e abbiamo utilizzato le vignette in cui l’artista Vauro rielabora le parabole bibliche in chiave moderna, senza tabù. Abbiamo messo in moto i cervelli uscendo dallo schema e, partendo da alcune parole chiave concordate insieme, abbiamo realizzato delle parabole moderne che avessero gli stessi elementi pratici e spirituali di quelle raccontate da Gesù.
N. A.: Seguendo questo percorso, come siete “approdati” a Lampedusa?
M. H.: Quale miglior “parabola” se non quella di pescatori che lasciano il lavoro e le loro reti per stendere una mano a disperati che affrontano la morte per scappare dalla morte? Abbiamo sviluppato un dibattito cercando di immedesimarci in un migrante pronto a partire, le sue sensazioni, le sue paure, i suoi sogni; la meta come terra promessa, il mare come ostacolo mortale, la speranza, la fede, la volontà di giocarsi tutto senza sapere quello che succederà. E poi ci siamo immedesimati nella mente del pescatore di Lampedusa, del primo soccorritore, del salvatore, del braccio steso senza ricevere indietro nessun guadagno. E così, abbiamo voluto dare un premio a queste persone generose, scrivendo un documento, firmando e realizzando una targa. Una cosa semplice, di poco valore materiale ma che ci siamo sentiti di dover fare, semplicemente per ringraziare, per far sapere agli abitanti dell’isola che un gruppo di giovani credenti, a più di mille chilometri di distanza, si è sentito orgoglioso di loro.
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