NA - Notizie AvventisteDavide Romano – È partito anche questa volta il carosello del giubileo, con l’apertura di porte sante nella Repubblica Centrafricana, a Roma e, in previsione, in moltissime altre città, secondo quanto disposto da papa Francesco, con l’obiettivo, si dice, di estendere alle periferie geografiche ed esistenziali i benefici della misericordia annunciata, ma anche, ci vien da pensare, per conferire all’evento una amplificazione ben maggiore.

 

L’apertura inaugurale della porta santa della basilica di San Pietro ha visto altresì la partecipazione del pontefice emerito, Benedetto XVI, giusto per non smentire mai, specie in queste grandi occasioni, il messaggio della continuità cattolica-romana, malgrado l’avvicendarsi dei papi e le supposte novità dell’attuale pontificato.

 

Si sentiva il bisogno di rimettere al centro l’annuncio della misericordia di Dio in un mondo che vive purulente dinamiche di discordia, e chiunque lo faccia può trovare il nostro sincero plauso.

 

Va da sé, ci sia consentito questo piccolo e ininfluente appunto, che la misericordia va annunciata e vissuta, più che amministrata con indulgenze plenarie e spettacolarizzata in liturgie magniloquenti e scenografie hollywoodiane. Indicendo un giubileo straordinario, papa Francesco è stato poco sobrio, forse… poco francescano.

 

Il segno di questo papato fin qui è in un certo senso plasticamente rappresentato dall’albero di Natale in piazza San Pietro: un abete rosso a due punte – ci informano compiaciuti molti siti di notizie online – alto 32 metri e donato quest’anno da alcuni Comuni della Baviera. Nonostante la reputazione ambientalista che il pontefice si è giustamente guadagnato con l’enciclica Laudato sii, e i numerosi e a tratti ruvidi appelli lanciati, anche qui, giustamente, alla conferenza sul clima di Parigi, il taglio dell’albero, che è in sé un simbolo funesto di deforestazione, non ha saputo o potuto evitarlo. Avrebbe potuto sostituirlo con un albero finto, come ormai fanno molti italiani…

 

Papa Francesco, dice molte cose, spesso condivisibili, ma i segni politici e mediatici del potere vaticano rimangono, fin nei dettagli, fedeli a se stessi; basti chiedere ai due cronisti Nuzzi e Fittipaldi processati perché hanno scritto cose che dovevano restare segrete. Poi ci sono piccoli correttivi alla prassi pastorale, cui i media danno un risalto sensazionalistico, quasi caricaturale.

 

Sui maggiori dossier fin qui affrontati o sfiorati dall’attuale pontefice – eucaristia ai divorziati, coppie gay, riforma delle istituzioni vaticane, riforma dello Ior, ruolo della donna nella chiesa – nulla di straordinariamente nuovo, nulla di “storico” per così dire, è stato fatto. Ma questo spetterà ai cristiani di fede cattolica apprezzarlo o meno.

Indubbiamente tutti noi difettiamo in coerenza e sovente la nostra mediocrità spirituale smentisce le nostre parole, paludate o meno che siano, ma, se non altro, facciamo “meno notizia”. Sarà una fortuna?

 

Il tema ecumenico

Sul grande tema ecumenico segnaliamo, da ultimo, due importanti visite alla chiesa valdese, a Torino, e alla comunità luterana di Roma. Occasioni certamente propizie che non vogliamo declassare a eventi occasionali. Evidentemente non lo sono. Ma ciò che gli evangelici chiedono da sempre è una riconsiderazione del ministero petrino alla luce di una più sobria e onesta autocomprensione dello stesso al cospetto della Scrittura, e un sentimento di fraterno e paritetico confronto con le altre chiese che esprimono tutte, almeno nelle intenzioni, un legame con l’originario mandato missionario e apostolico di Gesù. Gesti e parole che abbiano implicazioni semantiche ed ecclesiologiche inferiori a queste, non saranno forse prive di utilità, ma mancano l’essenziale.

 

Santo Natale

Nel frattempo, in vista del Natale ormai “alle porte”, e superate le tradizionali e stucchevoli polemiche sulla presunta ostilità crescente delle nostre istituzioni scolastiche nei confronti delle feste cristiane e dei vescovi in visita ufficiale, prepariamoci finalmente a seguire lo show minuto per minuto: tutto ciò che il papa dirà, tutto ciò che accadrà in piazza San Pietro, le imperdibili interviste che i nostri formidabili vaticanisti saranno in grado di allestire, ogni aneddoto, ogni viso e ogni scorcio di cattedrale, a Roma o a Milano, o in altre città dove si apriranno porte sante, saranno segni inequivocabili della barocca ed eccentrica cattolicità del nostro paese. Il Bambino di Betlemme dovrà sgomitare per avere qualche sparuta apparizione. Ma questo, in un certo senso, lo aveva già messo in conto!

 

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