Joelle Akiki Barkanian – Il 4 agosto è stato un giorno come nessun altro a Beirut, in Libano. Le 18.08 è un orario che non dimenticherò facilmente. Avevo appena finito di pulire la casa in attesa di accogliere alcuni amici che non vedevamo da tempo a causa della pandemia di Covid-19. Mio figlio maggiore, James, di 7 anni, era così entusiasta da preparare un disegno di benvenuto che avevo appeso alla porta per quando gli ospiti sarebbero arrivati nel campus dell’Università del Medio Oriente della Chiesa avventista del settimo giorno, dove lavoro come insegnante.

«Benvenuti» recitava il cartello in cui campeggiavano tre facce disegnate a mano, tre cuori e, in un angolo, un adesivo rosso e giallo a forma di stella.

In giro per casa vi erano ancora delle cose da buttare, così avevo preso un sacco della spazzatura e avevo cominciato a girare per le stanze. Quando sono arrivata alla porta per gettare via il sacco, all’improvviso tutta la casa ha tremato come mai prima. Ho girato gli occhi verso la finestra per capire cosa stesse succedendo e ho visto James che guardava fuori dalla porta finestra che dava sul balcone, chiedendosi anche lui cosa stesse succedendo.

«Allontanati dal vetro!» ho urlato.

Avevo appena finito di parlare quando una seconda esplosione ha mandato in frantumi la porta a doppio vetro che è caduto su James. I miei altri due figli, Peter di 4 anni e Katelyn di 2 anni, hanno iniziato a gridare. Mio marito si è precipitato verso il vetro rotto, ha sollevato James per le spalle ed è corso con lui fuori di casa.

Da quello che avevo visto in quell’attimo, sapevo che James non poteva essere sopravvissuto. Sono uscita di corsa e ho tenuto James stretto tra le mie braccia per alcuni minuti, pensando che se ne fosse andato. Ero completamente sotto choc, piangevo e non sentivo altro che un suono acuto nelle orecchie. Poi ho iniziato a udire la voce di mio marito. «James sta bene» ripeteva di continuo «È al sicuro tra le tue braccia».

Il 4 agosto, alle 18.08, Dio ha mandato degli angeli per proteggere mio figlio da quel vetro. James era scalzo e indossava dei pantaloncini e una maglietta, ma non ha riportato neanche un graffio. Gli angeli lo hanno protetto. «Poiché egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie» (Salmo 91:11).

Quella sera, James ha rivolto a Dio una preghiera speciale prima di andare a letto: «Caro Gesù, ti prego benedici questo giorno e ogni giorno. E per favore, non permettere che questa cosa che è successa con il vetro accada mai più. E aiutaci a essere al sicuro. Resta con noi. Amen».

La preghiera di mio figlio ha reso il mio cuore desideroso più che mai che Gesù torni presto. I nostri occhi dovrebbero essere sempre concentrati sull’Onnipotente, perché solo in lui troviamo pace e rifugio.

Il giorno seguente, dopo aver finito di ripulire il disordine, ho staccato il cartello di benvenuto dalla porta. Lo conserverò come un tesoro per sempre. A volte ci concentriamo sulle grandi cose e dimentichiamo che i nostri piani potrebbero cambiare in pochi secondi, i nostri sogni potrebbero andare in frantumi e potremmo perdere i nostri cari. Dobbiamo essere pronti per il ritorno del Signore in ogni minuto di ogni giorno. Fino ad allora, preghiamo, ascoltiamo la voce di Dio, vegliamo e siamo sobri.

 

[Fonte e foto: adventistmission.org; traduzione L. Ferrara]

 

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