Don Jacobsen – Quando dico happy hour vi viene in mente il tintinnio dei bicchieri e la musica secolare? Allora vuol dire che stiamo pensando a due cose diverse. I venditori di miseria tentano di dare alla loro produzione un aspetto gradevole, camuffando quella parentesi – spesso subito dopo l’orario di lavoro – come un momento di felicità. La vera felicità, invece, non arriva con i postumi di una sbornia. La vera gioia non crea sensi di colpa.

Quindi, riprogrammiamo l’espressione «happy hour». Per farlo, devo condividere con voi un segreto che ho imparato da una persona anziana, uno dei miei eroi, George Mueller, vissuto nel 1800. Quest’uomo è diventato famoso, tra l’altro, per aver aiutato oltre 10.000 orfani di Londra, salvandoli dalla strada, senza mai chiedere nulla a nessuno. Anni fa, io e mia moglie, Ruthie, abbiamo visitato cinque dei magnifici edifici in pietra che Mueller costruì a Bristol, in Inghilterra. Sono ancora lì, monumenti alla sua fede.

Mueller vide migliaia d’indigenti intorno a sé e decise che Dio sarebbe stato onorato se avesse chiesto a lui (a Dio) di provvedere a tutte quelle persone in povertà estrema. Come si può immaginare, questo bisogno diede un impulso immediato alla vita di preghiera di Mueller. Per il cibo, l’alloggio, le cure mediche, il vestiario, il personale, per le mille cose di cui i bambini avevano bisogno, si rivolgeva a Dio. Mueller non aveva nessuna organizzazione di beneficenza alle spalle. Nessuna onlus. Nessun crowdsourcing (raccolta fondi su internet, ndt.). Invece, pregava.

Parliamo di un’opera molto impegnativa e continua. Quando le cose si mettevano male, non poteva semplicemente mandare i bambini a casa. Riuscite a immaginare come doveva essere il tempo che quest’uomo dedicava alla preghiera ogni mattina? Riuscite a immaginare con quanta serietà abbia dovuto pregare: «… Dacci oggi il nostro pane quotidiano…»?

Mi piace che i suoi diari siano pieni di aneddoti, come quando Mueller e 300 bambini si sedettero per fare colazione, ma l’uomo sapeva bene che non c’era da mangiare in cucina. Senza un pizzico di panico, assicurò ai bambini che il Signore avrebbe provveduto. Mentre finivano di ringraziare il Signore per il cibo, bussarono alla porta. Era il fornaio del posto che diceva di non aver dormito per tutta la notte. Aveva la sensazione che i bambini potessero avere fame, così si era alzato e aveva preparato e sfornato pane sufficiente per tutti. Bussarono ancora alla porta. Una ruota del carretto del lattaio si era rotta proprio davanti all’orfanotrofio e non era possibile ripararla prima che il caldo del giorno inacidisse il latte. I bambini potevano usarlo?

Ma ecco la lezione più importante che ho imparato. Mueller dice: «La più importante e primaria impresa a cui dovrei partecipare ogni giorno è avere il mio cuore felice nel Signore». Ogni mattina George Mueller aveva la sua «happy hour». La felicità alla presenza di Dio è un segno di fiducia. Ecco perché Dio invita Neemia ad assicurarci: «La gioia del Signore è la vostra forza» (8:10). Onoriamo Dio quando il gioioso tempo trascorso con lui al mattino, diventa il momento più bello della nostra giornata. [Tratto da hope-heals.org, iniziativa di preghiera della Divisione Nordamericana. Traduzione Lina Ferrara]

 

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