Quello che fanno i nonni, nessun altro sarà mai in grado di farlo, perché cospargono di polvere di stelle la vita dei loro nipoti.

Carmen Lăiu – I bambini non sono una distrazione da un lavoro più importante. Sono il lavoro più importante (Dott. John Trainer).
A volte passo davanti alla casa dei miei nonni, che è abbandonata da molto tempo. Raramente apro il cancello e non varco mai la soglia. Non so come si senta mio papà, nei suoi viaggi quotidiani verso il luogo che ha chiamato “casa” per un terzo della sua vita. Non so se desidera tornare bambino nella casa dai tetti bassi, o se pensa a tutte quelle cose che si comprendono appieno solamente dopo che le parole, i gesti e i volti dei genitori possono essere ritrovati nell’incommensurabile arcipelago dei ricordi.

Per quanto mi riguarda, quel cancello di legno, lavato dalle piogge e dalle estati solitarie, mi ricorda sempre il campanello installato nei miei primi anni di vita, il suo clangore vigile, che non permetteva a nessun ospite di sgattaiolare fino alla porta di casa senza essere visto; la tensione beata della mia immaginazione infantile tra il momento dell’annuncio cristallino e quello della rivelazione dell’identità dell’ospite, e quei momenti in cui la gioia era semplice, generata da una visita non annunciata, da storie raccontate seduti accanto alla stufa e da una manciata di semi di zucca che sfrigolavano sul fornello caldo.

La casa dei miei nonni aveva molte attrattive, nascondigli, promesse e regole ferree, ma una delle cose che mi ha sempre affascinato è stata la Bibbia del nonno: una Bibbia grande, dalla copertina in pelle pregiata, con le sottolineature fatte con una matita speciale che aveva un’anima multicolore.

Ho sempre desiderato che quella Bibbia fosse mia, ma mi sarebbe piaciuto ancora di più capire chiaramente come quel flusso di parole antiche riuscisse a uscire dalle copertine del libro e a fluire nel comfort della casa dei miei nonni, nell’ordine delle librerie e degli armadi con i vestiti tessuti a maglia dalla nonna, nelle preghiere in cui ci avvolgevano quando dormivamo a casa loro e nella pace in cui si addormentavano quando arrivava il momento di un lungo sonno, che solo la resurrezione può interrompere.

È passato molto tempo da quando ho aperto la porta che conduceva al portico dei gerani rossi della nonna, ma l’ultima volta che vi sono entrata, la Bibbia evidenziata giaceva sulla sua libreria, riposando dopo una missione compiuta: era stata toccata e aveva toccato la vita di diverse generazioni. La parete nord dell’abitazione portava ancora l’arazzo su cui la nonna, invece di fiori o motivi geometrici, aveva tessuto, con il suo ago e la sua fede, le parole di un’antica alleanza: “quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore” (Giosuè 24:15).

Legami familiari e trasmissione intergenerazionale della fede 
Oggi i nonni sono più disponibili nei confronti dei nipoti rispetto alle generazioni precedenti, per ragioni legate al cambiamento dei modelli familiari, ma anche per l’aumento della longevità. Eppure, un numero significativo di loro non è molto coinvolto nella vita dei nipoti.

Analizzando le cause della mancanza di queste preziose interazioni intergenerazionali, i ricercatori Valarie King e Glen H. Elder Jr. hanno scoperto che i nonni religiosi sono più coinvolti nello svolgimento del loro ruolo rispetto a quelli non religiosi. L’80% dei nonni religiosi ha aiutato i nipoti ad acquisire diverse abilità, il 37% ha discusso con loro dei problemi che dovevano affrontare e il 50% si è preso cura di un nipote malato (rispetto al 60%, 21% e 35%, rispettivamente, dei nonni non religiosi).

Nonostante i profondi cambiamenti subiti dalla società americana, è più probabile che un bambino segua la tradizione religiosa dei genitori piuttosto che la rifiuti, e i ricercatori hanno rilevato che un buon rapporto con il padre rappresenta un fattore essenziale di questa continuità.[1] Anche l’influenza religiosa dei nonni è notevole, con somiglianze significative tra le generazioni di nonni e nipoti rispettivamente degli anni ’70 e del 2005.

Analizzando il coinvolgimento dei nonni nella guida spirituale dei nipoti, i ricercatori hanno identificato quattro tipi di influenza religiosa:
1. Nonni che sostituiscono i genitori nel processo di educazione religiosa.
2. Nonni che offrono sostegno ai genitori nell’educazione religiosa dei figli.
3. Nonni che contestano o minano l’educazione religiosa dei genitori.
4. Nonni che evitano qualsiasi attività religiosa con i nipoti.

I nonni che sostengono i genitori nell’esercizio del ruolo di educatori religiosi hanno il maggior successo nella formazione spirituale dei nipoti, mentre quelli che contestano o minano l’educazione religiosa dei genitori sono i più inefficaci e possono persino perdere l’accesso ai nipoti.[2]

Sebbene la condivisione delle stesse pratiche religiose sia importante, il fattore decisivo nella trasmissione della religione da una generazione all’altra rimane la qualità della relazione nella triade figli-genitori-nonni. Il calore è importante: i genitori e i nonni che offrono sostegno incondizionato, libertà di scelta e un modello coerente di vivere la fede hanno le migliori possibilità di trasmettere questa eredità imperitura alle generazioni future.

Plasmare la prossima generazione: un compito che non può essere delegato 
I nonni hanno generalmente un impatto significativo sulla vita dei loro nipoti, ma quelli che vivono autenticamente il loro cristianesimo possono avere un impatto incredibile, sottolinea il pastore Larry Fowler, autore di Overcoming Grandparenting Barriers, un libro che presenta una serie di principi da seguire per i nonni che vogliono lasciare una profonda impronta spirituale nelle loro famiglie.

I nonni hanno un ruolo unico, affidato loro da Dio (Deuteronomio 4:9), quello di plasmare lo sviluppo spirituale dei bambini in un modo che nessun altro, a parte i genitori, ha il privilegio di fare. Infatti, se i genitori sono disinteressati alla vita religiosa, i nonni possono diventare i mentori spirituali più importanti, sottolinea Fowler, esortando coloro che hanno il privilegio di avere dei nipoti a esaminare se il loro ruolo si riduca al quadro stabilito dall’immagine culturale o se si estenda anche alla trasmissione dell’eredità spirituale. Non dovremmo mai sottovalutare l’impatto di una vita piena di gentilezza, perché l’immagine che i nostri figli si fanno di Dio dipende in gran parte da ciò che la nostra vita dice di lui.

Mantenere rapporti stretti con i propri figli; trovare l’equilibrio tra grazia e verità nelle relazioni con i nipoti; adattarsi al mondo (molto diverso) dei più giovani e mantenere la visione di perpetuare la fede anche al di là della propria generazione, alle generazioni che non sono ancora nate (Salmi 78:5-6) rimangono principi la cui efficacia è già stata dimostrata dai nonni che partecipano attivamente alla formazione religiosa dei loro nipoti.

Educazione religiosa in circostanze sfavorevoli 
I modelli di vita familiare sono cambiati negli ultimi decenni e i nonni devono trovare nuovi modi per trasmettere la loro fede ai nipoti anche in circostanze sfavorevoli, come genitori ostili alla religione, divorziati o con relazioni che non seguono il modello biblico.

L’accesso dei nonni all’educazione dei nipoti a volte può essere una vera sfida, dovrebbero rispettare i confini tracciati dai genitori ostili alla religione o con una fede diversa, chiedendo loro il permesso di coinvolgere i piccoli nelle varie attività religiose.

Quando i vostri figli adulti non vogliono che influiate sui loro figli dal punto di vista religioso, l’approccio migliore è quello di fare del proprio meglio entro i confini stabiliti da loro e vivere autenticamente la propria fede, sostiene Ken Canfield, presidente del National Center for Fathering di Manhattan.

Ci sono molti modi per coinvolgere i nipoti, anche attraverso oggetti di riferimento nella vostra casa ed elementi comportamentali che non possono passare inosservati, come un’arca di Noè tra i giocattoli, libri per bambini con messaggi biblici o l’abitudine di pregare e leggere regolarmente la Bibbia, afferma il reverendo Ruth Walker, sottolineando che questo processo di formazione della fede non è unidirezionale e che i nonni hanno l’opportunità di imparare dai bambini, che spesso sono più aperti degli adulti alle questioni spirituali.

Quando i genitori sono non solo riluttanti, ma addirittura ostili all’educazione religiosa, i nonni dovrebbero cercare di capire le ragioni della loro opposizione. A volte, il rifiuto della religione è legato a esperienze sfortunate che gli adulti hanno avuto nella chiesa o nella propria famiglia; in questo caso, i nonni devono ammettere onestamente i loro fallimenti nel riflettere gli insegnamenti cristiani a cui aderiscono e cercare di correggere gli errori del passato.

Inoltre, la nascita della nuova generazione si presenta con una nuova possibilità di amare e plasmare i destini e persino con la possibilità di un reindirizzamento religioso. Non bisogna mai rinunciare ai figli prodighi, dice il professor Vern Bengtson, anch’egli figlio e nipote prodigo, che ha ritrovato la strada della fede della sua famiglia all’età di 67 anni. Il ritorno al Dio della sua infanzia lo ha aiutato a comprendere il desiderio ardente che i suoi genitori e nonni avevano per i loro discendenti di trovare la pace e la speranza che loro stessi avevano sperimentato.

Quello che fanno i nonni, nessun altro sarà mai in grado di farlo, perché cospargono di polvere di stelle la vita dei loro nipoti, ha detto lo scrittore Alex Haley. In realtà, più che polvere interstellare, essi versano l’eternità sulle nostre vite, in attesa del giorno in cui guarderemo di nuovo la vita insieme, ma non da estremità diverse.

So che questa era la speranza di mio nonno prima di scivolare in un sonno ininterrotto e senza sogni. E so che, anche senza aprire la sua Bibbia, sottolineava con la sua matita multicolore la promessa di un Padre a cui si sforzava di assomigliare: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno” (Daniele 12:3).

Note 
[1] Vern L. Bengtson, Norella M. Putney e Susan Harris, Families and Faith: How Religion is Passed Down across Generations, Oxford University Press, Oxford, 2013.
[2] Ibidem, p. 3.

(Carmen Lăiu guarda oltre il ruolo di contorno o quello di coccolare e soddisfare i bisogni fisici ed emotivi dei nipoti che la cultura ha assegnato ai nonni, sottolineando la loro responsabilità unica nella formazione religiosa della nuova generazione).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

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