Da diversi anni a questa parte si assiste a qualcosa di particolare. Particolare ed al contempo nefasto. Si assiste ad una forma di fascino. Il fascino della mafia. Un fascino che viene fuori in innumerevoli occasioni. In parte e’ merito (o colpa) del cinema. Basti pensare alla trilogia del padrino, girata tra l’altro meravigliosamente bene. Oppure alla serie televisiva dei “soprano” o, per rimanere a casa nostra, “il capo dei capi”. Parlare delle vicende dei mafiosi e dei boss paga in termini di audience. Un mafioso od un narcos moderno mira ad accrescere la propria popolarita’ anche riservandosi di far fare una fiction che ne narri le gesta. Basti pensare al recente arresto del boss messicano “el chapo” tradito dalla voglia di avere una serie a lui dedicata come quella, trasmessa in questo periodo, relativa alle gesta del colombiano Escobar. I moderni mezzi social poi permettono di poter mostrare con relativa facilita’, ed aggiungo io vanita’, i propri segni criminali conditi da un odio profondo per gli infami sbirri. Su facebook recentemente qualcuno ha addirittura aperto una pagina dedicata al principale boss mediatico mafioso che l’intero mondo non ha: Matteo Messina Denaro. (…) Oggi gli antimafiosi sono out. Basti pensare ai videogiochi dove se cliccate la parola mafia o yakuza ci sono diversi prodotti, tra l’altro validi, che fanno sembrare i malviventi dei fighi da morire. (…) Pero’ la verita’ va detta. E per gli accoliti dei mafiosi non e’ bella. La mafia non ha un fascino vero. La mafia inquina, uccide, spaccia, traffica in organi, armi e persone. Sfrutta le donne ed i bambini. Presta i soldi a strozzo (dal blog di Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto. Per la lettura integrale clicca qui). In questo numero di “Sfogliando il giornale” Roberto Vacca intervista Salvatore Calleri.

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