Prendiamo spunto dall’articolo di Alessandro Sala sul corriere.it dal titolo: “Coronavirus e altre epidemie: perché sono legate ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità”.
Fa riferimento allo stretto legame esistente fra “la perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici, le alterazioni degli habitat naturali e la diffusione delle zoonosi, ovvero le malattie trasmesse dagli altri animali all’uomo e di cui anche l’attuale coronavirus che è diventato pandemia fa parte. E per capirlo basterebbe pensare al pangolino. […] Secondo alcuni studi potrebbe essere stato proprio lui la specie «ospite» che ha consentito il transito del coronavirus dal pipistrello all’uomo”.
“Sempre l’uomo ha pensato bene di catturare specie animali selvatiche per farne cibo o per la realizzazione di prodotti derivanti da varie parti dei loro corpi. Del resto, sembra ormai assodato che l’origine dell’attuale coronavirus sia da ricercare nel mercato di animali vivi di Wuhan, uno dei tanti «wet market» cinesi in cui la fauna anche selvatica viene esposta viva e poi macellata al momento”.

Non era così alla creazione, quando Dio stesso disse: «Ecco io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra e ogni albero che abbia frutti portatori di seme; questo vi servirà di nutrimento. E a ogni animale della terra, a ogni uccello dei cieli e a tutto ciò che si muove sulla terra ed ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento» (Genesi 1:29,30; cfr. anche Gen. 7:2; Sal. 104:25).
Se non cambiamo le nostre attuali scelte, il futuro che abbiamo davanti a noi non è roseo.

Intervista di Mario Calvagno al pastore avventista Daniele Benini.

Foto di copertina: ID 174263131 © Charoenchai Tothaisong | Dreamstime.com
Immagine interna: ID 181915840 © Charoenchai Tothaisong | Dreamstime.com

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