Nella puntata di oggi di “Io e gli altri“, il dottor Giovanni Varrasi, psicologo e psichiatra, ci parla della fretta.

Fare tutto di corsa, freneticamente, ci priva degli aspetti più significativi delle esperienze di vita: il sentirle, il pensarle, lo scegliere. Quindi, in un’esistenza nella quale dobbiamo subire limiti, costrizioni, subordinazioni, ci toglie il residuo piacere e il privilegio di segnare entro certi limiti il nostro specifico, libero percorso.

Varrasi ci parla dell’unica emozione dei frettolosi: sentirsi PIENI del proprio impegno, del fare tutto il possibile. In questo modo le altre emozioni non sono vissute appieno, né riconosciute.

Roberto Vacca, nel corso della trasmissione, pone un interrogativo centrale: “Ma non sarà che ci affrettiamo proprio per non vedere zone della nostra vita di minor valore, frustranti?” La risposta di Varrasi è convinta: “Ma proprio questo dobbiamo fare. Dobbiamo esplorare il nostro modo di essere e di rapportarci con gli altri, sia nei modi più evoluti e gratificanti che in quelli di minor valore e soddisfazione”.

Perché farlo? Non tanto per ragioni etiche attinenti alla verità, ma perché solo chi riconosce dolorosamente le proprie zone d’ombra, i propri difetti, potrà vedere bene e godere dei propri pregi, uscendo da una zona d’ombra dove tutto è confuso, per quanto sotto controllo.

La fretta, la calma… secondo Varrasi, questo è uno dei cinque o sei temi più cruciali delle nostre esistenze. Conviene metterci un occhio, fare esercizi specifici, vedere cosa succede.

“Certo, l’uomo va e viene come un’ombra; certo, s’affanna per quel ch’è vanità” (Salmo 39:6)

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