Michele Abiusi – L’evangelista Matteo presenta la risposta di Gesù alle tentazioni nel deserto. La terza, l’ultima tentazione, avvenne quando il diavolo aveva portato Gesù su un monte alto (Luca 4:5), che indica la condizione divina, e gli offre tutti i regni e la gloria del mondo. È l’invito, la seduzione, la tentazione rivolta a Gesù di conquistare la condizione divina e ottenere il potere per dominare. Per comprendere questa tentazione bisogna ricordare che all’epoca, tutti coloro che detenevano il potere si consideravano di condizione divina, come il faraone che era un dio, l’imperatore romano che era figlio di un dio. Quindi il diavolo offre a Gesù la condizione divina attraverso il potere.

Bene, l’episodio della trasfigurazione è la risposta di Gesù a questa tentazione. Il testo dice: “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce. E apparvero loro Mosè ed Elia che stavano conversando con lui. E Pietro prese a dire a Gesù: ‘Signore, è bene che stiamo qui; se vuoi, farò qui tre tende; una per te, una per Mosè e una per Elia’. Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: ‘Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo’. I discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore. Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò e disse: ‘Alzatevi, non temete’. Ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno, se non Gesù tutto solo (Matteo 17:1-8).

Ripercorriano il testo.

Sei giorni dopo”, questa indicazione è preziosa perché ricorda due importanti avvenimenti: la creazione dell’uomo nel libro della Genesi e quando Dio manifesta la sua gloria sul monte Sinai. Quindi la cifra “sei giorni” richiama due cose: la creazione dell’uomo e la gloria di Dio. L’evangelista vuole dimostrare che in Gesù si manifesta la pienezza della creazione e, con essa, la gloria di Dio. E vedremo il perché. 

Gesù prese con sé Pietro (il discepolo viene presentato con il suo soprannome negativo, che significa ‘l’ostinato, il testardo’), Giacomo e Giovanni suo fratello”. Sono i tre discepoli difficili, quelli che lo tentano al potere. Quando Gesù annunzierà che a Gerusalemme sarà messo a morte, saranno Giacomo e Giovanni che gli chiederanno di condividere con loro i posti più importanti. Ebbene, Gesù prende con sé Pietro, colui che nell’episodio precedente era stato oggetto della più violenta denuncia, del più violento epiteto rivolto da Gesù a un suo discepolo. Gesù l’aveva chiamato “satana”. “Vattene… satana!” (Matteo 16:23). Le stesse parole con le quali Gesù aveva respinto la tentazione nel deserto. Ma gli dà una possibilità, “Vattene satana, torna a metterti dietro di me”, perché Pietro voleva lui indicare la via di Gesù, e soprattutto Pietro rifiutava l’idea di morte di Gesù, perché per lui la morte era la fine di tutto. Allora Gesù prende ora con sé il suo “satana” e risponde alla tentazione di Pietro e a quella del deserto. 

E li condusse in disparte”. La formula “in disparte” è un’espressione tecnica adoperata dagli autori dei Vangeli per indicare ostilità, incomprensione, da parte dei discepoli o di altri, verso Gesù e il suo messaggio.

Su un alto monte”. Ecco, come il diavolo aveva portato Gesù su un monte altissimo, ora Gesù porta il suo “diavolo”, il suo tentatore, Pietro, su un alto monte, il luogo della condizione divina.

e fu trasfigurato davanti a loro”. La condizione divina, per Gesù, non si ottiene attraverso il potere, ma attraverso l’amore; non dominando, ma servendo; non togliendo la vita, ma offrendo la propria. L’effetto di questo orientamento della vita per il bene degli altri è la trasformazione.

il suo volto brillò come il sole”. Questo indica la condizione divina. Gesù aveva detto che i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre.

e i suoi vestiti divennero candidi come la luce”. È il colore dell’angelo che annuncia la risurrezione (Matteo 28:3). Quindi in Gesù si manifestano gli effetti della risurrezione; la morte non distrugge la vita, ma è ciò che le permette di fiorire in una forma nuova, piena, completa e definitiva. Una forma che nell’esistenza terrena non è possibile raggiungere.

E apparvero loro Mosè ed Elia”. Questi due personaggi raffigurano rispettivamente la legge e i profeti, quello che noi chiamiamo Antico Testamento.

che conversavano con lui”. Mosè ed Elia sono coloro che, nell’Antico Testamento, hanno parlato con Dio e adesso parlano con Gesù. Non hanno nulla da dire ai discepoli.

E Pietro prese a dire a Gesù”. Qui il testo dice “prese la parola” ma in realtà l’evangelista scrive “reagì”, quindi è una reazione di Pietro, il discepolo dall’atteggiamento ostinato.

Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè, e una per Elia. Esiste una festa in Israele tanto importante che non ha bisogno di essere nominata. È chiamata semplicemente “la festa”. È la festa per eccellenza, più importante anche della Pasqua. È la festa delle capanne che ricorda l’esodo e la liberazione dalla schiavitù egiziana. Si celebrava per una settimana, tra settembre e ottobre, e in quei giorni si viveva sotto le capanne. Ebbene, in ricordo dell’antica liberazione, vi era l’attesa e la speranza che si sarebbe manifestato e sarebbe giunto il liberatore. Quindi il Messia si sarebbe manifestato durante la festa delle capanne. Allora ecco che Pietro continua nel suo ruolo di tentatore, il “satana” di Gesù.

Perché, direte, cosa fa Pietro? Dice “se vuoi farò qui tre capanne”, era la festa nella quale il Messia si sarebbe manifestato, e notiamo l’ordine di queste capanne, “una per te, una per Mosè¨, una per Elia”. Quando ci sono tre personaggi, il più importante sta sempre al centro. Per Pietro l’importante è Mosè, non Gesù. Pietro riconosce in Gesù il Messia, ma secondo la linea dell’osservanza della legge imposta da Mosè. Il Messia sarebbe stato un pio devoto osservante di tutte le regole della legge e soprattutto come Elia, profeta zelante, forse anche troppo, che scannò personalmente quattrocentocinquanta sacerdoti di un’altra divinità. Quindi il Messia che vuole Pietro è questo: uno che osservi la legge e la imponga con la violenza come Elia.

Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa”. Nell’Antico Testamento, la nube è immagine della presenza divina.

li coprì con la sua ombra”. Quindi Dio non è d’accordo con quello che dice Pietro.

ed ecco una voce dalla nuvola che diceva. È la voce di Dio.

Questo è il mio Figlio diletto”. Figlio indica colui che assomiglia al Padre nel comportamento e non solo. È l’amato, l’erede, colui che eredita tutto, quindi colui che ha tutto del Padre.

nel quale mi sono compiaciuto”. È la stessa identica espressione che Dio pronunziò su Gesù al momento del battesimo. L’evangelista vuole dimostrare in questo modo qual è l’effetto del battesimo. Nel battesimo Gesù aveva preso l’impegno di manifestare la fedeltà all’amore del Padre, anche a costo della sua vita. La risposta di Dio a questo impegno è la vita capace di superare la morte.

ascoltatelo”. Ecco l’imperativo. Quindi non devono ascoltare né Mosè, né tanto meno Elia, ma soltanto Gesù. Mosè ed Elia vengono relativizzati e posti in relazione con l’insegnamento e la vita di Gesù. Quello che della legge o dei profeti concorda con Gesù è ben accolto, quello che si distanzia, o è contrario, viene tralasciato.

I discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra”. È la reazione dei discepoli. Cadere con la faccia a terra è segno di sconfitta, di fallimento, quindi sentono di aver fallito. Non è questo il Messia che loro stanno seguendo.

e furono presi da gran timore”. Quindi si sentono sconfitti perché il Messia che loro seguono è il Messia che non muore ma trionfa; invece devono accettare le parole di Gesù quando aveva annunziato che a Gerusalemme sarebbe stato messo a morte. Per loro è un segno di sconfitta e ora hanno anche timore di quale può essere la reazione di Gesù che è stato da loro così contraddetto.

Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò”. Come aveva fatto con gli infermi e le persone morte, e disse “Alzatevi e non temete”. La risposta di Gesù è sempre una comunicazione di vita.

Alzando gli occhi non videro nessuno”. Pietro, Giacomo e Giovanni ancora cercano Mosè ed Elia, perché è il passato, è la tradizione. È questo che dà loro sicurezza; quindi, cercano una conferma dei valori del passato.

se non Gesù solo”. D’ora in poi dovranno affidarsi solo a Gesù.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: ‘Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti’”. Questa immagine di un Gesù che passa attraverso la morte, una morte che, non solo non lo distrugge, ma lo potenzia, poteva essere male interpretata, come un segno in senso trionfalistico da parte dei discepoli. Non sanno ancora che questa condizione Gesù la otterrà passando attraverso la morte più infamante, quella riservata ai maledetti da Dio, la morte sulla croce.

Il Signore ci aiuti ad accettarlo pienamente nella nostra vita e ad eliminare tutti quei falsi miti che ci siamo creati nella nostra fede.

 

 

 

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