bluFCEINev/Notizie Avventiste – Una svolta nella querelle che da tempo contrappone il Comune di Gorle, in provincia di Bergamo, alla Chiesa pentecostale africana Christ Peace and Love. Utilizzando la norma regionale che impedisce il cambio di destinazione d’uso per i luoghi che si intende destinare al culto, l’amministrazione del Comune aveva infatti emanato un’ordinanza che impediva alla comunità africana di utilizzare come “chiesa” il locale che aveva regolarmente acquisito e messo in sicurezza. Quando la comunità ha continuato a celebrare i propri culti nella sede contestata, il Comune ha emesso un’ulteriore ordinanza, questa volta di confisca dell’immobile per “abusi edilizi”, senza che per altro i proprietari avessero realizzato modifiche o ampliamenti della struttura.
Alla vigilia di Pasqua la svolta: una sentenza del Tar di Brescia ha annullato il provvedimento di confisca e ha restituito lo stabile ai legittimi proprietari.
In attesa della motivazione del provvedimento del Tribunale amministrativo, il segnale è già forte e chiaro. “Si conferma quello che abbiamo sempre sostenuto, anche in un recente convegno svoltosi a Milano proprio sul tema della libertà religiosa in Lombardia – ha commentato il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) – e cioè che alcune norme regionali in materia di libertà religiosa sono anticostituzionali e incoraggiano alcune amministrazioni ad adottare provvedimenti anch’essi anticostituzionali e palesemente lesivi di un diritto fondamentale come quello di pregare in un locale di culto regolarmente acquisito. Su questi temi che rimandano a una libertà fondamentale garantita dalla Costituzione, la Fcei e la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers) intendono essere molto vigili e si sono impegnati a sostenere un Comitato regionale per la tutela della libertà religiosa. L’ordinanza del tribunale di Brescia è un’ottima notizia ma non chiude la partita che si gioca anche su un terreno strettamente politico. Il nostro obiettivo, infatti, rimane l’abrogazione della norma regionale che di fatto ostacola l’apertura di locali di culto nel territorio lombardo”.
Questi temi sono stati affrontati nel convegno”Libertà religiosa nella società multiculturale e nello Stato laico”, svoltosi il 22 marzo, a Milano, e organizzato dalla Fcei in collaborazione con la Ccers e il Centro culturale protestante di Milano. Erano presenti giuristi, esponenti religiosi e politici.
Condivisa è stata l’idea che la normativa lombarda in materia di locali di culto mostra aspetti di evidente incostituzionalità. Alberto Fossati, docente presso l’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano, ha affermato che le norme determinano un “eccesso di potere per sviamento che, utilizzando lo strumento improprio delle destinazione d’uso degli immobili, finisce per limitare o negare un diritto fondamentale”.
Un’indicazione raccolta in sede di conclusioni è quella di creare un Comitato per la libertà religiosa in Lombardia, una rete agile di soggetti che denuncino le violazioni e le limitazioni della libertà religiosa e che sia pronta anche a ricorrere a vie legali. “A volte i tribunali ci daranno ragione altre no, ma ciò che importa è che il tema resti con forza nel dibattito pubblico, anche regionale”, ha affermato Paolo Naso, politologo e coordinatore della Commissione studi della Fcei. “Quello della libertà religiosa … è un tema universale che attraversa tutte le culture e tutte le fedi. Avremo vinto solo quando questo valore fondamentale sarà senso comune”, ha concluso.

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