pakistan-map-insideNotizie Avventiste – In luglio, un tribunale pachistano ha emesso la sentenza di ergastolo per un cristiano avventista del settimo giorno, accusato di aver diffamato il profeta Maometto, in un caso che rientra sotto la giurisdizione delle controverse leggi sulla blasfemia vigenti nel paese.

Sajjad Masih, 29 anni, è stato condannato per aver inviato, nel 2011, sms blasfemi a un membro di un gruppo estremista religioso, nonostante il suo accusatore abbia successivamente ritrattato e il pubblico ministero non sia riuscito a produrre alcuna prova del coinvolgimento del giovane. Javed Sahotra, avvocato difensore di Masih e membro della chiesa avventista, ha affermato che il giudice ha ceduto alla pressione degli estremisti che dominano il panorama religioso e politico locale.

John Graz, direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della chiesa avventista mondiale, ha spiegato che il caso di Masih non è insolito. “In Pakistan, i membri delle minoranze religiose vivono sotto la costante minaccia di essere accusati di blasfemia”, ha affermato Graz. “Essi sanno che, una volta accusati, non potranno contare su un’indagine seria”.

Secondo le notizie raccolte, Masih è stato incastrato da Donald Bhatti che, nel maggio 2011, aveva sposato l’allora fidanzata di Masih, dopo aver fatto pressioni sui genitori con la promessa di far loro ottenere dei visti di lavoro. Bhatti aveva frequentato la giovane donna prima di trasferirsi nel Regno Unito e sembra che fosse geloso della sua relazione con Masih. Dopo il matrimonio, Bhatti è subito ritornato nel Regno Unito, portando con sé la moglie. Masih e l’ex fidanzata, invece, hanno mantenuto una stretta amicizia e si sentivano spesso tramite sms.

Alla fine di dicembre, la polizia ha perquisito la casa di Masih alla ricerca di prove e con l’intenzione di arrestarlo. Il suo accusatore, Tariq Saleem, aveva informato la polizia locale degli sms, esortandola a rintracciare il numero di cellulare e ad arrestarne il proprietario. È stato poi verificato che il numero era registrato a nome della moglie di Bhatti. La donna ha spiegato a Masih che il marito aveva acquistato una sim utilizzando la sua carta d’identità e che, con un complice, aveva organizzato di inviare i messaggini, sperando di infangare il loro rapporto.
Il 28 dicembre 2011, la polizia di Gojra ha arrestato Masih, iscrivendo il caso sotto le leggi pachistane sulla blasfemia, che prevedono la pena di morte o l’ergastolo per chiunque sia trovato colpevole di bestemmia contro Maometto, profeta dell’islam.

Michael Ditta, presidente dell’Unione avventista pachistana, ha affermato che le leggi sono notoriamente utilizzate per vendicarsi dei cristiani e di altre minoranze religiose. Il 96 per cento del Pakistan è musulmano; solo il 2 per cento della popolazione del paese si definisce cristiano. “In quanto fede minoritaria, siamo preoccupati per l’uso improprio di questa legge e per la crescente intolleranza verso i cristiani”, ha spiegato Ditta.

All’inizio di quest’anno, il Pakistan è stato classificato paese di “Livello 1” dalla Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale (Notizie Avventiste 20, del 22.5.2013) per “sistematica, continua e oltraggiosa” intolleranza verso i gruppi religiosi minoritari.

Masih ha riferito al suo avvocato di essere stato costretto, sotto minaccia, a “confessare” di aver inviato gli sms. Poi è stato messo in prigione in attesa del processo.

Dopo più di un anno e mezzo trascorso nel carcere Take Singh, nel distretto di Toba, Masih è stato condannato all’ergastolo, nonostante nel controinterrogatorio il suo accusatore abbia ammesso di non aver ricevuto alcun sms blasfemo, come aveva sostenuto inizialmente. Inoltre, le dichiarazioni giurate dei colleghi di Masih hanno confermato che il giovane era al lavoro nel Pakpattan al momento in cui avrebbe inviato, secondo l’accusa, gli sms dal telefono cellulare della sua ex fidanzata.

L’avvocato Sahotra ha intenzione di far ricorso contro la sentenza ai primi di agosto

Intanto, nella sede centrale della Chiesa, nello stato americano del Maryland, Graz e gli altri membri del neo costituito Defense of Members Persecuted for Religious Reasons Committee (Comitato per la difesa dei membri perseguitati per motivi religiosi) seguono il caso di Masih. Il Comitato opera al momento anche in favore di Antonio Monteiro, un altro avventista arbitrariamente detenuto in Togo.

“Desideriamo che i nostri membri e i capi di governo sappiano che la Chiesa avventista prende questi casi molto seriamente”, ha affermato Graz. “Quello che sta accadendo a Sajjad Masih è un altro tragico esempio di abuso delle leggi sulla blasfemia in alcune parti del Pakistan. L’oppressione attuata sulle persone in nome di una religione è in contraddizione con il messaggio di pace e giustizia di tutte le religioni che difendiamo”, ha concluso.

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