WP_20150705_07_28_10_ProIn corsa nella metropoli assonnata
E. Battista/Maol – Non è certo la Maratona di New York. Ma neanche quella di quartiere “de noartri”. È la corsa organizzata dal Dipartimento della salute della Conferenza Generale per l’Assemblea di San Antonio. Tutti i delegati e invitati all’evento avevano avuto mesi fa l’opportunità di iscriversi a questa maratona di “appena” – a seconda dei punti di vista – 5 chilometri. Un’occasione per svegliare la città con un evento/testimonianza (siamo o non siamo la chiesa della riforma sanitaria?) all’insegna del fitness e del divertimento collettivo. L’orario di parenza è fissato per le 6 del mattino, nei pressi dell’Exhibition Center Henry Gonzalez. Oltre 2.500 i partecipanti. E una piccola ma (pensavate il contrario?) vociante rappresentanza italiana che dopo il saluto del Presidente Ted Wilson, intona un improvvisato inno d’Italia. Non si sa bene se per spirito patriottico o per tirarsi su di morale. Obiettivo minimo? Arrivare vivi al traguardo…. Sì, perché tra noi la preparazione atletica è molto variegata.
Si va da chi ha tanti chilometri nelle gambe, a chi le miglia le ha solo nella memoria per i tanti telefilm americani ingurgitati negli anni. Ma tant’è, siamo tutti alla linea di partenza. Uno del gruppo italiano ha deciso che partirà veloce per i primi dieci minuti. Sarà la nostra “lepre”. Anche se in realtà gli sguardi cercano, frenetici, punti di riferimento più rassicuranti su cui poggiare le proprie speranze di fare una corsa dignitosa: tipi un po’ sovrappeso, in età avanzata o dall’aspetto dimesso di chi “non ce la può fare”. Quasi tutti comunque con una strategia certa: cercare di non arrivare ultimi.

I delegati e rappresentanti italiani alla fine della bella corsa....
I delegati e rappresentanti italiani alla fine della bella corsa….

Al via siamo tutti una massa unica. Ma è subito una pia illusione. C’è chi sfreccia come preso dal fuoco vivo dell’”ora o mai più”. Chi corre girato di spalle. O chi semplicemente cammina. Il percorso nella prima parte non offre granché allo sguardo. In una città ancora molto assonnata (e ci credo, sono poco oltre le sei del mattino e la sera prima ci sono stati i festeggiamenti del 4 luglio), imbocchiamo strade periferiche tra edifici anonimi. Ci fanno compagnia gli agenti della polizia che hanno transennato le strade interessate dal percorso. Ben presto, il serpentone umano si sgrana in tanti gruppetti: la dura legge della fisica comincia a fare i suoi effetti. Gli italiani si sparpagliano e si perdono di vista. Finalmente il percorso si tinge di verde dei prati e degli alberi del Brackenridge Park, il principale parco fluviale cittadino.

foto © Kenn Dixon
foto © Kenn Dixon

Intorno al terzo miglio, accade un fatto eclatante: due dei nostri, spinti da un impeto di orgoglio, non accettano di essere stati superati da un corridore in carrozzina, e aumentano il passo a ritmo serrato, superandolo – diciamo – di “slancio”.

Intanto è chiaro che della rappresentanza italiana sarà una donna a passare prima il traguardo (vorrei fare due chiacchiere con chi ha inventato l’espressione “sesso debole”), la nostra “lepre” taglia il traguardo come secondo italiano e via via gli altri. In un abbraccio finale da fratelli e sorelle, non solo d’Italia.

Non sono mancati tempi di livello agonistico: il vincitore il fratello Anvedeo Sanchez ha percorso la distanza in 18 minuti e 45 secondi. Diversi sono arrivati sotto i 20 minuti; Alcune sorella ultrasessantenni sotto i 30.

Insomma, un bel momento di festa sportiva, che poteva essere ben più incisiva se si fosse celebrata in un orario (magari di sera) in cui la città poteva essere ben sveglia e spettatrice della performance di una chiesa che cerca di testimoniare – tra sprint veloci, andature più claudicanti e un po’ incerottata – un movimento di riforma nel paese dove tutto è Big. Una grande riforma sanitaria. E non solo.

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Cercate la posizione degli italiani
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