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La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «Libertà di religione degli alunni». Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo accogliendo il ricorso presentato da una cittadina italiana. Secondo la Corte, “la presenza di un crocifisso può essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un segno religioso e far sentire loro di essere in un ambiente scolastico che influenza” le scelte legate alla religione, si legge nella sentenza. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini si è scagliata contro il pronunciamento dei giudici europei, sostenendo che invece occorre difendere la presenza di crocifissi nelle classi, perché “non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione”. Insieme al Ministro dell’Istruzione si sono espressi, ovviamente in maniera positiva o negativa rispetto alla sentenza, molti esponenti della destra e della sinistra. Il Vaticano ha espresso parole dure, definendo la sentenza «miope e sbagliata», un’interferenza «pesante». Gli evangelici italiani hanno accolto favorevolmente questo verdetto. Per quali motivi? Quali le relazioni fra il crocifisso, la Croce e la Libertà? Mario Calvagno e Carmen Zammataro, redattori di RVS, intervistano il prof. Domenico Maselli, già docente di Storia del cristianesimo presso l’Università di Firenze, già Deputato alla Camera, Presidente della FCEI (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia).