HopeMedia Italia – La fede in Dio rende forti e capaci di sopportare difficoltà inimmaginabili, ma permette anche di trovare soluzioni che sbalordiscono. È quanto ha vissuto Anna Akinga Maisamari, della chiesa cristiana avventista di Jesi. 
Liliana Anselmi racconta la sua storia.

“La fede ripaga” potrebbe essere il motto dell'esperienza di Anna. 
Arriva a Jesi nel 2001 dalla Nigeria, con due bambini di 6 e 8 anni, e trova lavoro in un'azienda con contratto a tempo determinato. Nel colloquio iniziale con l'ufficio del personale parla della sua fede avventista del settimo giorno e comunica il bisogno di avere il sabato libero (giorno di culto). Ma la richiesta cade nel vuoto.

Lei continua, con insistenza, a rinnovare la richiesta al suo capo reparto il quale, dopo un certo tempo, infastidito, porta la questione in direzione e si concretizza la possibilità che il contratto di lavoro non venga rinnovato alla scadenza. Per Anna sembra reale la prospettiva di rimanere senza occupazione. Invece, riesce a conservare il posto di lavoro grazie alla sua affidabilità e correttezza.

Inoltre, a seguito degli interventi di alcuni pastori della comunità, riesce ad essere esonerata dal lavoro solo il sabato mattina, per cui dovrà lavorare nel pomeriggio con mansioni diverse da quelle contrattuali. Esasperata per questa situazione, un giorno Anna chiede aiuto a una donna della chiesa che conosce il mondo del lavoro; insieme si recano dal direttore del personale per un colloquio.

Anche se la legge (516 del 1988, ndr) tutela il diritto degli avventisti di osservare il riposo sabatico biblico, una simile richiesta in una ditta privata potrebbe apparire controproducente. Pertanto, la sua amica, facendo appello alla sensibilità del direttore, presenta il bisogno profondo e sentito di Anna di essere fedele a Dio anche nell'osservanza del sabato.

Il direttore mostra di aver colto l’esigenza, ma comunica di non poter accogliere subito la richiesta e propone di tenere Anna ancora “in prova” per ulteriori tre mesi, prima di prendere una decisione definitiva. La prova è dura. Anna si vede messa in turno ancora il sabato pomeriggio e decide di andare al lavoro senza timbrare il cartellino delle presenze.

La situazione si ripete per ben tre volte e questa sua condotta viene notata dalla direzione. Alla richiesta di spiegazioni, Anna risponde che, suo malgrado, pur lavorando il sabato pomeriggio non vuole essere retribuita: è il suo modo di essere fedele a Dio.

Finalmente la direzione comprende la sua tenacia e onestà. Supera dunque “la prova" e le viene riconosciuto il sabato libero oltre alla fine del precariato: viene assunta a tempo indeterminato nel 2005. Ma i problemi non sono terminati in quanto i colleghi ritengono Anna, che non lavora di sabato, una “raccomandata”. Tali insinuazioni diventano un’occasione per testimoniare la propria fede e, rispondendo con il suo sorriso, Anna afferma: “Sì è vero, sono raccomandata, ma dal Signore Dio”.

La direzione riconosce che Anna lavora con impegno e professionalità, ma nonostante tutto resta nel penultimo livello di inquadramento lavorativo. Infatti, gli altri colleghi, anche quelli assunti successivamente, vedono aumentare il loro livello e superare quello della donna. La situazione diventa motivo per denigrarla: “Resterai sempre nel livello più basso”. 
"Non importa, ciò che conta è che io resti fedele a Dio nell'osservanza del sabato” replica Anna con pazienza.

Alla fine del 2020, dopo 19 anni, riceve dalla direzione una lettera di ringraziamento per essersi dimostrata una dipendente esemplare, per il suo impegno e la sua correttezza, e le viene anche comunicato il passaggio a un livello superiore.

Questa missiva è un motivo di profonda gioia per Anna soprattutto perché la sua fedeltà a Dio è stata ripagata. Ora sente il dovere di ringraziare Dio con tutto il cuore. 

 

 

 

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