G. Alexander Bryant, segretario della Divisione Nord Americana. [Foto © 2015 Adventist Review / ANN / Seth Shaffer]
G. Alexander Bryant, segretario della Divisione Nord Americana. [Foto © 2015 Adventist Review / ANN / Seth Shaffer]

L’esperienza è definita un sacrificio, ma offre anche l’opportunità gratificante di vedere lo Spirito Santo in azione.

S. Blackmer, AR/ANN/Maol – Le giornate iniziavano presto per G. Alexander Bryant, già presidente della Conferenza degli Stati Centrali nel 2005, quando ha servito come membro del comitato di nomina per la sessione della Conferenza generale tenutasi a Saint Louis, nel Missouri.

Dieci anni dopo, Bryant—adesso segretario della Divisione Nordamericana e delegato presso la 60a sessione della Conferenza generale (CG) a San Antonio, in Texas—ricorda chiaramente l’esperienza.

“Servire nel comitato di nomina della Conferenza generale è diverso da qualsiasi altro comitato di nomina,” afferma Bryant. “Ho lavorato in comitati di nomina ad ogni altro livello della chiesa — a livello locale, della conferenza e dell’unione — ma questo è diverso.”

Diversamente dai presidenti delle unioni, la maggior parte dei quali sono solitamente membri del comitato, coloro ai quali viene chiesto di partecipare ai lavori non sanno fino al primo giorno della sessione che saranno selezionati per questo lavoro. Il compito può intimorire, afferma Bryant.

“Non hai molto tempo per preparati o per pensarci,” dice. “Scopri in quell’istante, sul momento, che sei un membro del comitato di nomina.”

Inizia il procedimento
Nella prima giornata delle sessioni della CG, i delegati formano i cosiddetti “caucus” (ndt piccole commissioni elettorali) in base alla divisione, per eleggere coloro che, dal proprio territorio, faranno parte del comitato di nomina. Il dieci per cento dei circa 2.500 delegati viene selezionato per riempire i 252 seggi (numero disponibile alla sessione del 2015). I delegati che ricoprono mandati per i quali sono stati eletti non possono servire nel comitato di nomina.

(Per maggiori informazioni su come funzione il processo di elezione, si veda “Come vengono selezionate le guide avventiste alla sessione della CG” all’URL http://www.adventistreview.org/church-news/story2844-how-nominating-committee-works-at-gc-session.)

“Lavorare nel comitato di nomina della sessione della conferenza generale è un sacrificio, ma anche un servizio che si rende alla chiesa, in quanto non si riesce a partecipare alla maggior parte degli eventi restanti”, racconta Bryant.

Gerry Karst, assistente speciale in pensione del presidente della CG, che ha altresì partecipato ai lavori di un comitato di nomina a una sessione della CG, è d’accordo.

“È un grosso privilegio e una grande responsabilità, ma è altresì un sacrificio,” afferma Karst. “Ci si alza presto. Le riunioni durano tutta la giornata. Spesso ci sono sessioni di lavoro che durano fino a tardi. Chi lavora in questi comitati è sequestrato nella propria sala riunioni per la maggior parte della sessione e si perde tutte le altre attività che si svolgono in occasione della sessione principale. Non hanno il tempo di visitare la sala delle esibizioni. Non riescono a rivedere i propri amici e colleghi. Hanno bisogno delle nostre preghiere e dobbiamo riconoscere la funzione importante che svolgono.”

La seconda giornata della sessione, cominciano i lavori della commissione di nomina. Quando Bryant ha servito in questa commissione, le funzioni mattutine sono state  trasmesse in videoconferenza nella sala riunione “per risparmiare tempo,” racconta il fratello. Dopo aver eletto un presidente, un vicepresidente, un segretario e un segretario aggiunto del comitato, il primo punto all’ordine del giorno è stato l’elezione del presidente della CG.

“Si tratta di un dibattito molto aperto,” racconta Bryant. “Si discute prima del presidente in carica, poi vengono suggeriti altri nomi. Il dibattito continua per un po’, fin quando alla fine il presidente del comitato chiede di esprimere un voto, che all’epoca si faceva per alzata di mano.”

Una volta nominato il presidente della CG, il suo nome viene proposto all’intera assemblea di delegati per un voto. Una volta eletto, il presidente della CG prende parte ai lavori del comitato di nomina per discutere dei nomi da proporre per il segretario e il tesoriere della CG. Segue poi il dibattito sui nomi proposti per le altre cariche. Il segretario del comitato sottopone all’approvazione della delegazione le relazioni parziali sul lavoro svolto.

Come si sceglie?
Diversamente dal presidente e dagli altri officer, i potenziali nominativi presentati per molti dei circa 100 mandati assegnati nei sette giorni successivi—eccetto di Sabato, durante il quale il comitato non si riunisce—sono sconosciuti a molti membri del comitato, specialmente per coloro che non fanno parte della stessa divisione. Ciò può risultare “arduo” per alcuni, racconta Bryant.

“Talvolta ci davano dei curricula vitae per diverse persone, ma non tutte le divisioni ne fornivano uno,” dice Bryant. “Spesso si basa la propria decisione soltanto sulle informazioni condivise dalla persona che propone il nome. L’esercizio può essere particolarmente impegnativo.”

Nonostante quello che potrebbe sembrare un processo insolito, Bryant racconta che ci sono state poche contese fra i membri; il gruppo si riunisce piuttosto nella propria missione di permettere allo Spirito Santo di guidare la scelta delle guide della chiesa, tenendo a mente non soltanto il bisogno di individui altamente qualificati, ma anche la necessità di un’equa rappresentazione di ogni regione del mondo.

“Pregavamo spesso,” dice Bryant. “Nell’analisi finale, si fa affidamento sul fatto che Dio parla tramite i membri del comitato ed è Lui a guidarne il processo.

“Nessuno conosce tutti i nomi presentati dalle divisioni e nessuna divisione possiede abbastanza voti per definire il risultato di una nomina o di una posizione,” aggiunge il fratello. “Talvolta si lavora specificamente sulla rappresentanza. Se una parte del mondo non era rappresentata nel processo di elezione, allora il comitato si è mostrato attento alla questione e ne ha preso atto nel deliberare sui nomi proposti. Si deve tener conto di un sacco di pedine.”

Decisioni rapide che cambiano la vita
Una cosa che ha colpito Bryant è stata la rapidità con la quale si chiede alle persone di prendere una decisione sull’accettare o meno una posizione, che spesso comporta il trasferimento di un’intera famiglia in un altro paese, immergendosi in una cultura sconosciuta.

“È come un treno ad alta velocità; non c’è molto tempo per pensarci,” dice Bryant. “Bisogna esser pronti a dire sì o no molto velocemente. Si può pensare che a fronte di un processo così spedito, siano in molti a rinunciare, ma non è così. Le persone nominate sono molto dedite al lavoro della chiesa e credono che Dio sia all’opera in tutto questo procedimento.

“Quando qualcuno è chiamato a ricoprire un incarico, questi percepisce molto di più del semplice impegno del comitato di nomina; le persone avvertono che è lo Spirito Santo a lavorare. Ritengo che lo Spirito Santo sia ancora all’opera in questo procedimento per nominare le guide della Sua chiesa.”

Cariche non rinnovate
Sebbene possa essere molto difficile per una persona e la propria famiglia adattarsi al fatto di non essere rieletti, Byrant dice che si discute poco di questo aspetto in tale procedimento.

“In base al punto di vista della chiesa, la persona nominata viene eletta per servire per un certo periodo di tempo e non viene fatta alcuna promessa sull’estensione di un mandato. Non vi è alcun diritto intrinseco nel continuare,” dice. “È una realtà che tutti comprendono e con la quale convivono.”

Garantire la riservatezza
Nella sala riunioni non è ammesso l’uso di cellulari, né di SMS durante i lavori del comitato, per garantire che nessuno riceva informazioni sulle elezioni prima del tempo previsto. Tuttavia, secondo Bryant, alcuni hanno trovato comunque il modo di far trapelare alcune notizie.

“C’erano persone all’esterno del comitato che conoscevano già le raccomandazioni espresse per alcune posizioni. È stato molto spiacevole,” dice. “Si insiste molto sull’importanza della riservatezza.”

Un processo guidato da Dio
Bryant racconta che l’esperienza di servire in un comitato di nomina è gratificante, un’opportunità di vedere lo “Spirito Santo, nella Sua saggezza infinita, servirsi di tale procedimento per la Sua gloria.”

“Mi ha dato fiducia nel fatto che Dio è all’opera nel processo di convalida delle persone che vengono elette e nel modo in cui hanno servito la chiesa e il Signore da allora,” afferma il fratello.

Bryant dice che i membri di chiesa dovrebbero aver fiducia nel processo di nomina e nel fatto che il Signore ne sta a capo.

“Col passare del tempo, la guida del Signore diventa sempre più chiara,” aggiunge. “Una volta terminata l’esperienza del comitato di nomina nel 2005 ho visto le persone servire nei rispettivi ruoli assegnati loro, e mi sono convinto sempre di più che le persone che abbiamo eletto erano quelle che Dio voleva alla guida della Sua chiesa per quelle aree specifiche. Sono stati l’esperienza, la spiritualità, l’impegno profuso e la dedizione nel lavoro svolto a convincermi.

“È stato Dio a mettere queste persone dove stanno.”

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