La libertà religiosa nell’Italia multiculturale. Al via ieri il convegno al Senato
10 Giugno 2014
La libertà religiosa nell’Italia multiculturale. Al via ieri il convegno al Senato
10 Giugno 2014

N22-convegno Fcei Liberta ReligiosaPresentato il quadro storico e giuridico. Oggi, 10 giugno, la parola passa agli esponenti di alcune comunità di fede sulle criticità della legge vigente e alla tavola rotonda con le diverse forze politiche. Previsto il saluto del presidente del Senato

Notizie Avventiste – È iniziato ieri pomeriggio, 9 giugno, nella Sala Zuccheri del Senato, il convegno sulla libertà religiosa nell’Italia multiculturale, promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers).

In questo primo appuntamento dell’evento di due giorni, è stato presentato il quadro storico e giuridico della libertà religiosa nel nostro paese.

Nel suo intervento introduttivo al convegno, il past. Massimo Aguilante, presidente della Fcei, ha ricordato l’impegno della Federazione per una legge sulla libertà religiosa che garantisca i diritti delle varie comunità di fede, concretizzatosi tra l’altro nell’organizzazione di precedenti incontri pubblici svolti in sedi istituzionali. La questione è diventata importante nella società attuale sempre più multiculturale e multi religiosa per ricomporre ed evitare conflittualità e costruire convergenze. Il lavoro di contatti e gli incontri con i responsabili istituzionali e politici continuerà.

Sono seguiti, moderati dalla past. Maria Bonafede, gli interventi del sociologo Enzo Pace, del politologo Paolo Naso, dei giuristi Sara Domianello e Alessandro Ferrari.

“Ho l’impressione di una società fondata su una religione di maggioranza ma che non si accorge che qualcosa sta cambiando”, ha affermato Enzo Pace, iniziando il suo intervento con la metafora di Achille e la tartaruga. Che la situazione stia notevolmente cambiando lo dimostrano anche le mappe sulla presenza delle diverse confessioni religiose nel territorio nazionale. Un esempio sono i sikh, che dopo 14 anni dalla costruzione del loro primo tempio, ora ne contano ben 37, con una popolazione che si è ben inserita nel tessuto lavorativo agroalimentare di regioni del nord e ha dato vita a una precoce generazione italo-sikh.

Paolo Naso ha evidenziato il nuovo profilo religioso in Italia. Dei 2.702.000 cristiani stranieri nel nostro paese, la maggioranza non è cattolica; infatti, ben 1.482.6489 sono gli ortodossi, 960.000 i cattolici, oltre 222.000 gli evangelici. E gli italiani mostrano analfabetismo religioso e confusione nel seguire la fede di appartenenza. Un terzo si dichiara credente a modo proprio e il 27 per cento accetta con riserva il credo della sua fede religiosa. Quattro le piste suggerite dal politologo valdese: le comunità religiose sono luogo di senso fondamentale – senza di esse sarebbero più difficili i processi di integrazione, di accoglienza, di welfare per milioni di persone – e hanno una sempre più riconosciuta funzione sociale di cui si dovrebbe tenere conto; assumere la diversità delle forme del credere; considerare il valore economico delle fede religiose; l’analfabetismo religioso degli italiani.

Infine, oltre alla norma è importante creare la coscienza. “Costruiamo la norma sulla libertà religiosa, ma mentre i tecnici, i giuristi lavorano, la società civile, i religiosi, coloro che hanno capito il valore sociale delle religioni devono operare per costruire una coscienza che dia anche alla libertà religiosa il posto che essa merita nella nostra società”, ha concluso Naso.

La giurista Sara Domianello ha esordito manifestando preoccupazione per il fatto che il paese non sembra essere in perfetta sintonia con il “sogno” della libertà religiosa. Ha quindi tracciato l’itinerario politico, ricostruendo il percorso che ha accompagnato l’affermarsi nell’Italia repubblicana del diritto della libertà religiosa.

“Il diritto ecclesiastico italiano: una continuità insostenibile, una continuità da rinnovare” è il titolo dell’intervento del giurista Alessandro Ferrari che ha sottolineato alcuni punti critici della normativa in vigore e alcune direttive che potrebbero essere seguite per caratterizzare un intervento normativo in materia di libertà religiosa. La tradizione e il diritto italiano di libertà religiosa nelle tre grandi fasi storiche del paese ha avuto come caratteristica una grande continuità con cui i vari governi si sono rapportati alla religione. Questa continuità ha tre costanti: confessionalità (diritto di libertà religiosa relativo a comunità organizzate), bilateralità (l’attitudine di uno Stato che riconosce per certi versi un pluralismo giuridico) e logica dell’accomodamento (fa sì che il conflitto tra modernità statuale e confessioni religiose che si crea in altri paesi, in Italia trova un accomodamento). Se questi tre principi hanno un aspetto positivo, presentano anche una degenerazione: obbligatorietà della confessionalità, degenerazione delle logiche bilaterali, logica del privilegio.

“Cercare una legislazione sulla libertà religiosa che favorisca un superamento della frammentazione e incomunicabilità delle competenze in materia di libertà religiosa e che dia così risposte non solo a chi chiede più libertà religiosa, ma anche a tanti dentro la pubblica amministrazione che lavorano in maniera encomiabile senza direttive da parte di chi deve darle”, ha concluso Ferrari.

Nello spazio dedicato alle domande, è intervenuto il sen. Roberto Zaccaria, che con il suo coordinamento sta elaborando un testo di legge in materia di libertà religiosa, il quale ha evidenziato la mancanza del protagonista, il legislatore, perché il Parlamento non fa più leggi ma decreti normativi. “Oggi ci sono le condizioni, ma non c’è l’attore”, ha affermato.

Per ascoltare un’intervista di Radio Rvs Firenze a Paolo Naso, realizzata prima del convegno sulla libertà religiosa, cliccare qui.

 

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