Michele Abiusi – Ogni giorno, Dio offre all’umanità uno spettacolo grandioso e meraviglioso per darci il coraggio di affrontare le difficoltà che stanno per cominciare: il nascere del sole e con esso la luce. La luce simboleggia la vita. La luce è un simbolo divino che riassume in sé due aspetti fondamentali di Dio: la sua trascendenza, la luce è esterna a noi e ci supera; e la sua presenza nella storia umana e nella creazione, proprio come la luce che ci avvolge, ci riscalda, ci pervade e ci rivela.

Nella Scrittura 
Nella Bibbia, la luce è una delle realtà più cariche di simbolismo e che meglio si presta a descrivere e rappresentare Dio stesso. Nell’Esodo, Dio è presente attraverso la luce: è colonna di fuoco, si manifesta nel fulmine e nel lampo, fa brillare il suo volto e dà salvezza. Nei libri profetici, il popolo d’Israele è chiamato “luce”, perciò deve camminare nella luce e diffonderla presso gli altri popoli che sono tenebra, oscurità e destinati al tramonto: “Voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra. Così parla il Signore, il Redentore, il Santo d’Israele” (Isaia 49:6-7).

Nei libri profetici, le realtà fondamentali della fede biblica sono identificate con la luce: la parola del Signore e la sua legge sono cantate come la luce che illumina i passi del credente. “La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero” (Salmo 119:105).

Il racconto della creazione si apre con: “Sia luce! E luce fu. Dio vide che la luce era buona, e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce ‘giorno’ e le tenebre ‘notte’. Fu sera, poi mattina: primo giorno” (Genesi 1:3-5). Solo in seguito, vi è la creazione del sole e degli altri corpi celesti che, a differenza di quanto credevano le religioni da cui Israele era circondato, non sono divinità, ma solo semplici creature di un Dio che le trascende infinitamente. “Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e non più la luna ti illuminerà con il suo chiarore; ma il Signore sarà la tua luce perenne, il tuo Dio sarà la tua gloria. Il tuo sole non tramonterà più, la tua luna non si oscurerà più; poiché il Signore sarà la tua luce perenne…” (Isaia 60:19-20).

E la Bibbia si chiude, nella descrizione dell’Apocalisse, con la nuova creazione che avrà Dio stesso come luce, come sole che non conoscerà tramonto: “Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio l’illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli” (Apocalisse22:5).

I giorni descritti in Isaia 60 hanno avuto inizio con la venuta di Gesù e avranno il loro culmine nella nuova Gerusalemme (cfr. Apocalisse 21:2).

Calore e faro 
Il fuoco e una fiamma emanano luce ma anche calore. Nel deserto, di notte, faceva freddo, quindi la colonna di fuoco che accompagnava il popolo quando è uscito dall’Egitto durante l’esodo serviva per riscaldarlo. Nella Bibbia l’idea di calore è spesso associata al conforto di Dio. La sua consolazione viene data agli oppressi, agli emarginati, a coloro che sono in cordoglio.

Ora, immaginate per un attimo di camminare in casa ed all’improvviso va via la luce e restate al buio in una stanza, aspettando qualche secondo per vedere se ritorna. Infine, vedete uno spicchio di porta aperta da cui entra un filo sottile di luce; è una salvezza nel buio per evitare di urtare da qualche parte. L’essere umano è descritto nella Bibbia come smarrito e incapace di trovare la via che porta a Dio. Satana ha accecato gli occhi e le menti delle persone. Il messaggio del vangelo, pronunciato da Cristo, è un faro che apre il cuore degli uomini e li guida sulla via della salvezza. L’ignoranza religiosa è un danno tremendo, ma scoprire chi è Dio, produce vita eterna.

Gesù la luce del mondo 
Come viene descritta la nascita di Gesù? “Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento” (Luca 2:9 Cei). Oppure quando il vecchio Simeone prese in braccio Gesù e benedisse Dio dicendo: “i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Luca 2:30-32).

Ma, al tempo stabilito, come profetizzato da Isaia, “il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce” (Isaia 9:1); il Logos, la Parola eterna e infinita, entra nelle dimensioni umane dello spazio e del tempo, della vita e della morte. Egli si manifesta in mezzo al suo popolo che, in gran parte, non volle riconoscerlo, però non tutti chiusero gli occhi alla luce, molti lo ricevettero con gioia, credettero in lui, divenendo così, senza distinzione alcuna di lingua, razza, colore della pelle, figli di Dio.

Questa luce veniva nel mondo, sebbene già ci fossero il sole e la luna che lo illuminavano con tutti i suoi esseri viventi! Allora questa “luce” non è quella esterna, quella che noi vediamo con i nostri occhi! No. Il Nuovo Testamento si colora di questa presenza, in particolare il quarto Vangelo presenta Gesù come “la luce del mondo” (Giovanni 8:12), in un intreccio letterario e teologico assai suggestivo, dove realtà e simbolo si confondono.

Per il credente la luce vera, la grande luce è dunque Cristo venuto nel mondo per portare la luce. “Io sono la luce del mondo”, proclamò Gesù nel tempio di Gerusalemme; parole che ripeté più volte, dandone segni concreti come quando ridiede la vista a un cieco, o quando, insegnò: “chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12).

La vita di Gesù, fatta di opere e di insegnamento, è come il riverbero della sua luce. Gesù è la luce del mondo in quanto è la speranza degli uomini; il loro conforto e la loro pace. Egli non cesserà mai di brillare, il suo amore e la sua cura non si spegneranno mai.

E noi… 
La luce di Cristo richiede una decisione: continuare a vivere come prima o scegliere di seguire i comandamenti del Signore, abbandonando così i propri peccati. La luce è alla portata di ognuno. Chi non ne approfitta, chi non usa la luce, sceglie di essere condannato alle tenebre, sbaglia la porta, si priva della benedizione qui in terra e della felicità.  La luce portata da Cristo deve essere diffusa. I cristiani non brillano di luce propria, ma di luce riflessa, per questo sono definiti: “figli di luce” (Efesini 5:8). Gesù esorta i suoi discepoli e noi a farsi lampade che risplendono: “Voi siete la luce del mondo…” (Matteo 5:14). L’apostolo Paolo afferma: “il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità” (Efesini 5:9).
Vivere nella luce di Cristo significa ardere e risplendere per gli altri.

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