Questa la preoccupazione-sfida che il presidente della Chiesa mondiale ha espresso nel corso del suo sermone, tenuto sabato 9 giugno a Roma.

Con la classica, ma veritiera, ottica avventista dei momenti finali della storia, Ted N.C. Wilson ha ricordato che verranno tempi difficili ma che non devono intimorirci, poiché il Signore stesso scenderà a fianco del suo popolo al momento della necessità. In questo senso sarà utile fare un’operazione mentale di sicura efficacia: ricordare il passato in prospettiva futura; illuminare il presente grazie alle belle esperienze di uomini e donne della Bibbia che hanno ricevuto aiuto e conforto dal Padre celeste.

Il mondo che abbiamo davanti non è sempre benevolo; a volte, davanti a noi, si muovono e vivono i «nemici». Gesù stesso, per andare dalla Giudea verso la Galilea attraversò volontariamente la terra dei «nemici», la Samaria. E grazie all’esperienza avuta al pozzo di Giacobbe con la donna samaritana, gettò il seme del vangelo in quella terra ove nessun ebreo avrebbe mai pensato di evangelizzare, ha evidenziato.

Grazie al sostegno dell’esperienza di Gesù, profeta per eccellenza, siamo chiamati a operare con gioia anche in contesti culturali difficili: lui, spargendo l’acqua della vita, ha promesso copiosi frutti.

L’appello finale di Wilson, rivolto all’ipotetica platea del mondo avventista, è che ogni membro di chiesa si assuma l’urgente responsabilità di essere un evangelizzatore. Ora è tempo di raccogliere la messe, dopo la lunga attesa. (l.c.)

Ascolta il sermone di Wilson.



[foto: Viorel Bostan]

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