A poche ore dagli attacchi avvenuti  a Bruxelles, l’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“Siamo ancora una volta sotto choc per la violenza che colpisce alla cieca persone ignare e inconsapevoli nel cuore dell’Europa. Tali atti non hanno giustificazioni. Siamo sconvolti e ci chiediamo in che modo l’eliminazione di tante vite umane torni utile alla causa di una qualsiasi organizzazione. Esprimiamo il nostro cordoglio per le vittime e la nostra solidarieta’ alle famiglie afflitte in modo così doloroso.

Auspichiamo che nessuno giustifichi tali atti invocando una qualsivoglia motivazione religiosa e nessuno li strumentalizzi criminalizzando categorie e gruppi culturali, politici, sociali o religiosi.

Invochiamo una riflessione sulla violenza. Occorre prendere coscienza di tutte quelle che si compiono nella nostra societa’. Per esempio quelle implicite nella differenza con cui reagiamo alle stragi perpetrate al di fuori dei paesi europei o nell’atteggiamento di chiusura assunto, come europei, nei confronti delle popolazioni in fuga dai teatri di guerra.

Preghiamo perche’ possiamo respingere la tentazione di assuefarci alla spettacolare brutalita’ di queste azioni, perche’ la nostra convivenza continui ad essere ispirata dai valori umani e di fede sui quali si e’ fondata fino ad oggi, perche’ possiamo trovare la forza di essere la’ dove il nostro impegno civile e cristiano ci impone di essere”.

Prendendo spunto da questo documento, il pastore avventista Davide Romano (responsabile del Dipartimento affari pubblici e liberta’ religiosa e per l’Unione italiana delle Chiese avventiste) e il giornalista Roberto Davide Papini (membro della chiesa valdese di Firenze), riflettono sulla situazione di impotenza e di sgomento, ma anche sulle speciali responsabilita’ che hanno le religioni e i credenti  in rapporto al passato e al futuro della violenza di matrice religiosa.

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