N7-Editto 313John Graz* – Si dice che chi ignora le lezioni della storia sia destinato a ripeterle.
Non mi viene in mente un esempio migliore per quello che definisco “la sindrome del 313”.
L’anno 313 è uno dei momenti più importanti nella storia dei diritti umani e della libertà religiosa. Nel 2013, esso lo è in maniera particolare dato che ricorrono i 1700 anni dell’Editto di Milano.

Tutti noi che ancora crediamo fermamente nella dignità umana e nei diritti individuali faremmo bene a ricordare questo editto che ha realmente cambiato il corso della storia del mondo occidentale. La sua attuazione pose fine alla persecuzione dei cristiani e ripristinò le proprietà della Chiesa. L’Editto di Milano assicurava non solo che i cristiani fossero tollerati ma che fossero trattati effettivamente come tutti gli altri cittadini romani.

Basta uno sguardo superficiale ai titoli dell’attuale stampa mondiale per capire che vari paesi sono nelle mani di fanatici religiosi. Dove una volta erano stati fatti grandi progressi, ora le minoranze religiose in diversi casi sono ancora terrorizzate da coloro che le opprimono. E la cosa è portata a un tal estremo che assistiamo a condanne a morte per il “crimine” di aver cambiato religione, o per aver espresso blande critiche.

Dopo 1700 anni, non abbiamo imparato niente dalla storia? Dove è l’Editto di Milano, quando ne abbiamo veramente bisogno?

Continuando il ricordo del percorso storico, nel 380 l’Editto di Tessalonica distrusse il grande Editto di Milano. Il cristianesimo divenne la religione dello stato. La speranza di libertà religiosa per tutti, resa possibile dal precedente editto, scomparve. Era inevitabile? L’Editto di Milano era forse destinato a fallire fin dall’inizio perché era “in anticipo sui tempi”?

In questo XVII centenario del 313 mi ritrovo a riflettere se c’è davvero una sindrome che renda di per sé la libertà religiosa una situazione ciclica. Il nostro stato naturale è quello in cui l’oppressione è la norma che di tanto in tanto è interrotta da brevi periodi (storicamente parlando) di tolleranza?

Mi chiedo se la maggior parte degli abitanti di Pakistan, Iran, Arabia Saudita avrebbe oggi votato a favore di un equivalente dell’Editto di Milano. Non sono molto sicuro che la risposta sia affermativa! Dopo aver difeso la libertà religiosa per tutta la mia vita, sono spesso sorpreso della mancanza di entusiasmo tra alcuni credenti, compresi i membri delle minoranze religiose, che sono stati anche loro oppressi in determinati momenti.

Tutto questo mi porta a ulteriori riflessioni. Mi chiedo se i cittadini del mondo considerino la libertà religiosa come un privilegio o come un diritto umano fondamentale.

Se è vero il primo caso, allora forse si spiega in gran parte la noncuranza che vediamo in tutto il mondo. Nel secondo caso, le persone devono fare attenzione a non pensare che questo problema vada affrontato con la violenza o con uno spirito di vendetta. Il desiderio di vendetta può essere un sentimento umano naturale, ma rende impossibile la realizzazione di una società equa e giusta. La storia ha dimostrato che “occhio per occhio” è il modo sbagliato di stabilire una convivenza pacifica e rispettosa. Libertà religiosa non significa che il debole di oggi diventa forte ed esige la vendetta domani.

Ricordiamoci che il 313 è stato molto più importante dell’essere semplicemente un ponte verso ciò che è accaduto nel 380, quando il cristianesimo divenne la sola religione di stato e lo spirito di vendetta superò quello di libertà.

È fondamentale imparare le giuste lezioni dalla storia, in modo da non ripetere gli stessi errori.

*Direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Chiesa avventista mondiale

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