Un incontro del Lirec alla Camera fa il punto sull’attuazione delle linee guida europee in materia di libertà di credo e di coscienza.

Veronica Addazio – Secondo il Cesnur, il Centro studi sulle nuove religioni, in Italia ci sono 886 minoranze sul territorio e quasi 2 milioni di cittadini italiani che manifestano una identità religiosa diversa da quella cattolica. Si tratta di circa il 3,5% della popolazione nazionale. A fronte di casi gravi di discriminazione ai danni di queste minoranze e dei loro gruppi spirituali, talvolta stigmatizzati come “sette”, emerge vivo e attuale un tema che rischia di eclissarsi nel dibattito pubblico, sociale, istituzionale: la libertà religiosa e le sue implicazioni.

Il Lirec, il Centro studi sulla libertà di religione, credo e coscienza, su interessamento dell’on. Stefano Ceccanti, ha presentato venerdì 15 febbraio scorso a Roma, alla Camera dei Deputati, un documento programmatico: la Strategia d’implementazione delle linee-guida dell’Unione europea sulla libertà di religione, credo e coscienza (Forb). Alla conferenza, sono intervenuti il senatore Lucio Malan; la presidente della Federazione delle Donne Evangeliche in Italia (Fdei), Dora Bognandi; Pietro Nocita e Raffaella Di Marzio, rispettivamente presidente e direttrice di Lirec. Al tavolo di lavoro ha partecipato anche il pastore avventista Davide Romano, direttore della rivista Coscienza e Libertà.

“Nel 2013 sono state approvate le linee-guida Forb” ha sottolineato R. Di Marzio “tutti gli Stati membri che le hanno sottoscritte, compresa l’Italia, dovrebbero implementarle al loro interno. Abbiamo allora pensato che raccogliere le nostre esperienze, insieme ai più autorevoli studi in questo settore, potesse essere utile a verificare la situazione dell’Italia”.

Questo “manifesto” impegna anche il nostro Paese a implementare e a promuovere la libertà di religione e credo, un diritto che ha due componenti: la libertà di avere o non avere una religione o un credo, e quella di manifestarle. Libertà che si applica in modo equivalente a tutte le persone.

Il Centro Lirec ha contestato alcune violazioni e la mancata attuazione di queste linee-guida da parte dell’Italia e ha identificato quattro assi portanti di intervento: la promozione della cultura e della conoscenza nella vita pubblica e nella società; il focus sul ruolo della scuola, dell’istruzione e della formazione a partire dalla trasmissione di basi culturali sul pensiero religioso nella storia; l’assistenza spirituale nelle strutture pubbliche quali caserme, ospedali, cerceri; l’istituzione di luoghi di culto sulla base di quanto ribadito più volte dalla Corte Costituzionale a proposito del diritto di tutte le confessioni all’edilizia di culto disciplinata dal diritto comune di edilizia e urbanistica.

“La libertà religiosa” ha affermato l’on. Ceccanti “è un diritto fondamentale: la regola è la libertà, sono i limiti che devono essere giustificati. Spesso su questo tema, chiamando in causa problemi legati alla sicurezza o all’immigrazione, assistiamo a una deviazione del dibattito: ‘prima mettiamo i limiti’. Funziona invece al contrario: prendiamo piuttosto sul serio l’art. 8 e l’art. 19 della Costituzione”.

Un diritto fondamentale ribadito anche dal presidente del Lirec, Pietro Nocita, che ha descritto i rischi che discenderebbero dai tentativi di introdurre “leggi speciali” per i gruppi religiosi. “Il diverso fa paura ma un gruppo che ha un credo garantito dal diritto di associazione, di riunione e di espressione del pensiero” ha evidenziato “purché non delinqua e rispetti le leggi penali e amministrative dev’essere riconosciuto”. I codici legislativi, dunque, rappresentano già una tutela di per sé.

Alla conferenza è intervenuta la presidente della Fdei, Dora Bognandi, che ha posto l’attenzione sull’importanza dei collegamenti fra i vari diritti e che non deve lasciarne nessuno escluso. “La libertà religiosa” ha detto Bognandi “è un diritto inalienabile ma se accanto a una persona che ne gode c’è qualcuno che non ha le pari opportunità questo non può godere completamente della libertà di pensiero. Al centro occorre porre la dignità della persona. Le fedi religiose hanno una grande responsabilità nel consolidare gli stereotipi a partire da quelli di genere”.

Il senatore Malan ha fatto il punto sul ruolo della scuola e del corpo docente che la anima, focalizzandosi quindi su uno dei quattro assi di intervento fondamentali individuati dal Lirec. “Con Ceccanti” ha detto Malan “abbiamo sostenuto l’approvazione di cinque intese con minoranze religiose in due legislature: un numero record. Quello che presentate è un documento importante, ed è un vasto programma. Un’occasione anche per far luce su alcuni rischi presenti nel nostro sistema come l’ateismo di Stato dilagante”.

Guarda il servizio di Hope Media Italia. 

 

 

 

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