L’esperienza di una rifugiata.

Notizie Avventiste – Sophia è rifugiata in un Paese del Medio Oriente. Le sue preghiere erano state già esaudite quando aveva finalmente trovato lavoro come cuoca in un’azienda. Non parlava la lingua locale e nemmeno quella della maggior parte dei lavoratori, ma le piaceva cucinare e servire. L’azienda prosperava e gli affari andavano sempre meglio. Arrivavano infatti così tanti ordini che il presidente una mattina annunciò che tutti avrebbero lavorato anche di sabato.

Sophia non ci pensò due volte, la sua decisione era certa. Dio le aveva dato questo lavoro e lui poteva proteggerlo. Fece un respiro profondo, si aggiustò il grembiule e si diresse verso l’ufficio dell’azienda. Non conosceva bene la lingua, quindi il suo messaggio fu breve: “Non posso lavorare il sabato. Per me è il giorno di culto, dedicato a Dio”.

La risposta del capo la scosse. “Se non puoi lavorare il sabato, non abbiamo più bisogno dei tuoi servizi. Mi dispiace, ma non venire più al lavoro”.

La donna fu sopraffatta da confusione e paura. Come avrebbero potuto vivere, lei e suo marito, senza il suo lavoro? In quanto rifugiati, avevano pochissime opportunità di lavoro. Vivere nel nuovo Paese era costoso. Il guadagno del marito non copriva nemmeno le spese basilari. Sophia iniziò a pregare Dio ancor prima di tornare a casa e raccontare alla sua famiglia cosa era successo. Anche Dio iniziò a rispondere immediatamente e la pace riempì il suo cuore. Quel primo sabato si rallegrò di essere riuscita a prendere la decisione giusta, di aver trovato la forza per rimanere fedele al Signore e ai suoi comandamenti.

La domenica mattina, il cellulare di Sophia squillò. Era il suo capo. Cautamente rispose. L’uomo le disse: “Sophia, ho deciso di considerare il tuo giorno santo. Puoi tornare al lavoro lunedì e avere tutti i sabati liberi”. “Oh”, rispose incredula “Grazie, grazie mille”".

La sua mente correva ancora, il lunedì mattina, mentre disponeva i piatti per la colazione e apparecchiava il tavolo da tè. Erano gesti che ripeteva da mesi, ogni giorno lavorativo, ma quella mattina sembrava diversa. Come al solito, chinò il capo per pregare prima di servire il pasto che aveva preparato. Per ragioni che ancora non conosce, i suoi colleghi le avevano chiesto di pregare anche per loro. Tutti mangiavano quando il capo le fece un cenno. "Per favore, parla allo staff della tua fede“ le chiese “di ciò in cui credi come cristiana e anche qual è la differenza tra il cristianesimo e le altre fedi".

Sofia deglutì. Come poteva spiegare una cosa così complicata quando riusciva a malapena a parlare una delle due lingue di coloro che ascoltavano? Ma con semplicità, iniziò a parlare di Gesù Cristo e di tutto ciò che aveva fatto mentre era sulla terra. Raccontò anche i miracoli che aveva ricevuto nella sua stessa vita. Percepì la potenza dello Spirito Santo dentro di lei mentre condivideva con dettagli, ben oltre il suo vocabolario in entrambe le lingue. Nella stanza c’era silenzio, i volti erano fissi su di lei mentre parlava. Si rese conto che avevano capito. Quando terminò, i suoi colleghi erano meravigliati.

"Hai parlato con un’eccellente grammatica nella mia lingua"; "Ma hai anche usato correttamente la mia lingua e hai parlato molto bene”, le dissero. Tutti avevano compreso e questo era davvero incredibile. Ma una donna era andata oltre la presentazione di Sophia. "Mi hai fatto venire la pelle d’oca" le disse "Dio è davvero come hai raccontato?". Un altro collega le chiese con cautela: "Dio ama davvero?". E un altro: "È vero che Dio non fa per niente paura?". 
La sua risposta: “Certo. Dio è amore e l’amore di Dio è il cuore del cristianesimo”.

Era la prima volta per Sophia, dopodiché non sarebbe più stata la stessa. “Prima di quella mattina pensavo che il mio ministero fosse quello di fare amicizia con le persone, di essere d’aiuto, persino di invitarle a casa mia. Ma dopo questa esperienza ho capito che Dio vuole che io parli di Cristo ogni volta che posso, e lui tradurrà se necessario. Sì, ha messo alla prova la mia fedeltà, ma poi ha mostrato la sua potenza”.

Anche i colleghi di Sophia non saranno più gli stessi. Continuano a dialogare con lei sulla sua fede, su Gesù. Alcuni vengono accusati a causa del sabato e diventano sempre più forti ogni volta che decidono di essere fedeli a Dio. 
Intanto Sophia ha imparato che la sua testimonianza può essere specifica, audace e pronta ad andare oltre la costruzione di ponti di amicizia, per parlare di ciò che Dio ha fatto per lei, di ciò che ha fatto in Cristo. “Vi chiedo di pregare affinché i miei colleghi di lavoro aprano i loro cuori a Dio e lo accettino completamente” è il suo invito.

[Fonte: Adventist Review]

 

 

 

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