Michele Abiusi – Dio rivolge, in Cristo, una chiamata a tutti i credenti e assicura: “Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra” (Atti 8:18).

Fra i “tutti”, Dio ne chiama alcuni a svolgere un particolare ministero. Ecco qualche testo del Nuovo testamento.

“Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri” (Galati 1:15,16).

“È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori,  per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo,  fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo;  affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;  ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.  Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore” (Efesi 4:11-16).

Il popolo di Dio deve riconoscere queste chiamate speciali.
“I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: ‘Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola’. Questa proposta piacque a tutta la moltitudine; ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, proselito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani” (Atti 6:2-6).
Questa pratica, e modo di procedere da parte di Dio, era già presente nell’Antico Testamento: Dio rivolse una chiamata a tutto Israele; fra questi selezionò i sacerdoti, i profeti, i re che vennero consacrati e quindi “messi da parte” per il servizio sacro.

La chiesa, nella sua autorità, conferma tale chiamata che pone i prescelti non al di sopra degli altri bensì al servizio. L’imposizione delle mani, o consacrazione, è un rito della chiesa che non intende creare categorie di cristiani, in quanto la chiamata è immeritata, è un dono della grazia di Dio. 

La Chiesa cristiana avventista in un primo tempo consacrava solo: i pastori, atti a predicare e insegnare, ad amministrare i riti della chiesa e a prendersi cura delle persone; gli anziani, costituiti per la sovrintendenza della chiesa locale e l’esercizio della disciplina; i diaconi che svolgono lavori pratici per la comunità di fede e non solo. Successivamente si è proceduto alla consacrazione delle anziane di chiesa e delle diaconesse. Infine, la Chiesa mondiale ha ampliato tale pratica anche per i tesorieri, i medici, gli insegnanti, ecc., a tutti coloro che prestano un servizio all’interno dell’opera della Chiesa avventista.

L’imposizione delle mani rappresenta un momento solenne in cui si richiede lo Spirito Santo sulle persone chiamate a un servizio particolare ed è una cerimonia semplice in cui, attraverso la preghiera, si chiede al Signore di mettere da parte le persone prescelte.

Pur non avendo una dottrina elaborata su questo argomento, come avventisti crediamo che attraverso questo rito la chiesa confermi la chiamata divina, dandole un pubblico riconoscimento. 

[Foto: archivio HopeMedia Italia]

 

 

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