L’articolo di Paolo Valentino sul Corriere della Sera del 19 maggio 2020, basato su quello di Elisabeth Bernstein sul Wall Street Journal, riporta diverse ricerche scientifiche che comprovano l’efficacia della preghiera nel produrre effetti misurabili in chi la pratica costantemente considerando Dio come “un partner o un collaboratore”.

Se ci si rivolge a Dio “immaginando una conversazione a cuore aperto con qualcuno con cui non si è parlato da tempo”, la preghiera “può calmare il sistema nervoso, rendere meno reattivi alle emozioni negative e meno arrabbiati” dice, fra gli altri, David H. Rosmarin, direttore dello Spirituality and Menthal Health Program del McLean Hospital di Belmont, Massachusetts.

Mario Calvagno ha intervistato sull’articolo il pastore avventista Daniele Benini, che nelle sue risposte ha commentato anche un importante consiglio di Gesù: “…tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (Matteo 6:6).

Foto di: Reenablack da Pixabay_

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