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Francesco Zenzale – Questa espressione, comune alla stragrande maggioranza dei credenti, può indurci a credere di avere una fiducia illimitata in Dio e di accettare con rassegnazione gli aspetti sgradevoli della vita e la nostra fragilità contraddistinta dalla trasgressione della volontà divina. Indubbiamente, essa evidenzia un elemento di abbandono alla misericordia di Dio, ma potrebbe anche indicare un problema di irresponsabilità personale nei confronti di scelte relative allo stile di vita e ad aspetti della religiosità e non, verso i quali abbiamo un atteggiamento deviante e ambiguo, come se non sapessimo cosa fare, quando in realtà ne siamo ben consapevoli.

Il profeta Michea afferma che Dio ha fatto conoscere all’uomo ciò “che è bene” e, in virtù di questa conoscenza, egli desidera che questi pratichi la giustizia, ami la misericordia e che cammini umilmente alla sua presenza (Miche 6:8).

Il testo evidenzia il senso di responsabilità, associato alla libertà di scelta, che l’uomo ha nei confronti di Dio, del prossimo e di se stesso. Dio dice: “Io ti fatto conoscere…”, ciò significa che egli ha accordato a noi tutti, creature intelligenti e spirituali, la consapevolezza di ciò che è bene e saggio, affinché possiamo desistere dal male e dal peccato.

Se eravamo lontani da Dio, prigionieri del male e del peccato, ora, nella sua grazia, siamo pervenuti alla conoscenza del bene, di cui solo Dio è il garante. Pertanto, non possiamo permetterci di relativizzare il male o addirittura scusarlo e nasconderlo, nel nome della nostra caducità o delle circostanze, evitando la responsabilità personale.

Indubbiamente, il Signore è misericordioso e ci affidiamo alla sua grazia, ma ciò non dovrebbe indurci a persistere nel peccato.

Alla donna adultera – e “adulteri” in qualche modo lo siamo tutti -, dopo averla perdonata e accolta nel suo amore, Gesù disse: “Va’ e non peccare più”. In altre parole, non continuare a essere una prostituta abusando della mia misericordia; sii responsabile davanti a me che ti ho perdonata, al prossimo che ti voleva lapidare – e che in qualche modo ha cercato di usarti contro di me – e a te stessa, acquisendo un nuovo stile di vita.

“Va’ e non peccare più” significa agire con senso di responsabilità nei confronti del peccato o di uno stile di vita fedifrago, prenderne le distanze, migliorando la qualità della propria vita con l’aiuto del Spirito Santo e avendo come modello Gesù. “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1Corinzi 11:1; Efesini 5:1).

Per ulteriori approfondimenti e/o contatti: www.avventisti.it/assistenza

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