logo-uicca-midFrancesco Zenzale

Circa tremila anni or sono, Giobbe si chiese quello che, prima o poi, ogni essere umano che pensa e ama si domanda: “Ma l’uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira, e dov’è egli?” (Giobbe 14:10).

Una sterminata letteratura, numerose pellicole cinematografiche e talk show vogliono farci credere, in un modo o nell’altro, che la morte non è la fine ma l’inizio, il nuovo compleanno, di un’esistenza che prosegue oltre. Certamente è consolatorio pensare che i nostri cari, da noi tanto amati, non siano caduti nel baratro del nulla ma vivano in una nuova dimensione: inferno, purgatorio, paradiso, campi elisi, ecc.

È una verità oppure una pietosa menzogna? La filosofia greca, le religioni orientali e la stragrande maggioranza dei cristiani ritengono che possa esistere una vita cosciente oltre la morte. Ma che cosa insegna la Parola di Dio?

L’insegnamento di Gesù e degli apostoli, pienamente conforme a quello dell’Antico Testamento, evidenzia la morte come uno stato d’incoscienza (Ecclesiaste 9: 5-10). Il racconto della morte e della risurrezione di Lazzaro illustra molto bene questo insegnamento: “Gesù disse loro: ‘Il nostro amico Lazzaro si è addormentato; ma vado a svegliarlo’. Perciò i discepoli gli dissero: ‘Signore, se egli dorme, sarà salvo’. Or Gesù aveva parlato della morte di lui, ma essi pensarono che avesse parlato del dormire del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: ‘Lazzaro è morto’” (Giovanni 11:11-14), nel senso che non esiste più, è tornato a essere polvere (Genesi 3:19). Pertanto, dopo quattro giorni, Gesù rincuora Marta e sua sorella Maria con le seguenti parole: “Tuo fratello risusciterà” (Giovanni 11:22). E Gesù, avvicinatosi alla tomba, dopo aver pregato, risuscitò Lazzaro (versetti 41-44).

Se Lazzaro avesse visto o appreso qualcosa sul mondo degli spiriti, nei giorni successivi alla sua morte, sicuramente ne avrebbe parlato e indubbiamente queste informazioni avrebbero fornito risposte valide alle domande circa la vita dopo la morte, così vivamente dibattute tra i sadducei e i farisei (cfr. Mt 22:23,28; Mc 12:18,23; Lc 20:27,33). Ciò è vero anche per altre sei persone che sono state risuscitate dai morti: il figlio della vedova (1 Re 17:17,24); il figlio della sunamita (2 Re 4:18,37); il figlio della vedova a Nain (Lc 7:11,15); la figlia di Iairo (8:41,42,49,56); Tabita (At 9:36,41) ed Eutico (20:9,12).

Nel suo libro, Immortalità o resurrezione, edito dall’Adv, Samuele Bacchiocchi scrive: “Tutte queste persone sono ritornate in vita come se fossero uscite da un sonno profondo, ma senza alcuna esperienza ultraterrena da raccontare. Non vi sono indicazioni che l’anima di Lazzaro, o delle altre sei persone risuscitate dai morti, fosse ascesa al cielo. Nessuno di loro ha avuto ‘un’esperienza celestiale’ da raccontare. La ragione sta nel fatto che nessuna è ascesa al cielo. Questo è confermato dai riferimenti di Pietro a Davide nel suo discorso il giorno della Pentecoste: ‘Fratelli, si può ben dire liberamente riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al giorno d’oggi tra di noi’ (At 2:29, 34)” (p. 173).

Se nessuno è salito in cielo, o ha ricevuto la vita eterna (Ebrei 1:39-40), se nessuno è nel luogo di espiazione, benché la Bibbia non ne parli, a che serve offrire delle messe in suffragio per i defunti? Indubbiamente la preghiera per i defunti alimenta sentimenti di affetto tra i credenti viventi e i loro cari morti, libera da possibili sensi di colpa, creando l’impressione di una “corrispondenza d’amorosi sensi”. Si tratta però di un’illusione, non di una realtà, alla luce della Bibbia.

Per ulteriori approfondimenti e/o contatti: www.avventisti.it/assistenza

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