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Francesco Zenzale – La comunità ecclesiale, per quanto necessiti di una professione di fede, non dovrebbe in alcun modo fraintendere l’importanza delle relazioni che costituiscono l’humus sul quale la dottrina si sviluppa, si aggiorna e soprattutto rivitalizza la comunione fraterna, offrendo un’eccellente testimonianza.

La buona novella della salvezza è intimamente legata a due elementi integrativi: la rivelazione e le relazioni. Il Dio che si manifesta, che rivela cioè la sua natura, la sua misericordia, la sua giustizia, ecc., è anche il Dio che entra in relazione con le sue creature e lo fa secondo criteri che riverberano la cultura e l’ambiente in cui l’uomo si muove.

Questo pensiero è avvalorato dal fatto che la Bibbia concepisce Dio come una persona. Gli attribuisce molte qualità personali e descrive il suo atteggiamento verso le creature in termini di relazioni interpersonali. Il più significativo di questi modi di descrivere Dio è l’immagine del “padre”. Questo fa pensare al fatto che l’interesse di Dio per la sua creazione va molto al di là dell’interesse di un artigiano o di un artista per un qualche prodotto del loro ingegno. Dio non solo apprezza e ammira quello che ha fatto, ma si impegna personalmente per il suo benessere e cerca di stabilire una relazione con le sue creature. È questo il significato del fatto che Dio creò l’uomo a sua immagine. Esso rivela la profondità dell’impegno di Dio a favore di ciò che crea.

Le relazioni dunque sono alla base dell’esistenza, della testimonianza, dell’essere comunità e soprattutto di una intensa spiritualità, purché siano motivate dall’amore. Ciò significa che la “ecclesia” è riconosciuta e vissuta non in virtù del suo credo, ma dal modo in cui i suoi membri interagiscono.

In tal senso, l’apostolo Paolo scrive: “Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente» (Romani 12:10) e l’apostolo Pietro evidenzia l’importanza di “giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore” (1Pietro 1:22).

I testi sopra indicati evidenziano due principi fondamentali relativi alle relazioni:il mutuo rispetto che è alla base di tutte le relazioni umane mature; più grande è il nostro affetto per qualcuno, più siamo sensibili a ciò che gli accade.

Se siamo profondamente innamorati, ci interessiamo delle più piccole fluttuazioni che possiamo percepire nell’umore e nei sentimenti dell’altro. Se, come crediamo, Dio ci ama più di come faccia qualsiasi altro essere umano, allora le nostre esperienze debbono avere su di lui un influsso più grande che su chiunque altro. Egli è infinitamente sensibile a qualsiasi cosa ci succeda. “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13:34; cfr 1 Pietro 1:22).

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