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Francesco Zenzale – L’espressione “Parola di Dio” non è priva di ambiguità; accade spesso che nel momento più elevato della rivelazione, la verità possiede una sua indeterminatezza. Vediamo perché.

Il primo significato è Gesù Cristo, il Verbo che era al principio ed era con Dio; la Parola divenuta carne è venuta a piantare la sua tenda fra di noi. Ha eretto il suo tabernacolo in mezzo a noi per rendere Dio vicino, prossimo a noi (Giovanni 1:1-3,14; Apocalisse 19:13).

Il secondo è la Scrittura. I libri profetici iniziano con la frase: “La Parola del Signore fu rivolta al profeta…” (Geremia 1:2; Osea 1:1; Aggeo 1:1). La Scrittura è la testimonianza dell’intervento di Dio nella storia dell’umanità. La lettera agli ebrei ci ricorda che se Gesù è l’ultima rivelazione del Padre, Dio ha parlato anticamente in molte maniere ai padri tramite i profeti (Ebrei 1:1,2). La chiesa stessa riconosce di essere stata edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti (Efesini 2:20).

C’è anche un terzo significato. In Atti 6:2, parlando dell’elezione dei diaconi, si afferma che quella nomina doveva impedire agli apostoli di trascurare la Parola di Dio. In questo caso si capisce che l’espressione ha il significato di predicazione, annuncio, evangelizzazione… L’apostolo Paolo nel rievocare l’annuncio della salvezza in Cristo, tema prediletto della sua predicazione, dice che i tessalonicesi lo hanno accolto come Parola di Dio: “Quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio…» (1 Tessalonicesi 2:13).

Parola di Dio è Cristo Gesù, Parola di Dio è la Scrittura, Parola di Dio è la predicazione. E allora? Possiamo forse affermare che la Bibbia contiene gli oracoli di Dio ed è sufficiente aprirla a caso, quasi attribuendole un potere sacro-magico, per trovare le risposte agli interrogativi della vita? In tale caso la chiesa possederebbe in modo inconfutabile l’infallibile Parola di Dio?

Cristo Gesù è la rivelazione del Padre. Egli è colui nel quale Dio ha mostrato all’umanità il suo vero volto. Gesù è la vera e più piena manifestazione di Dio. Non ci sono dubbi. Egli ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Nessuno conosce il Padre se non colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo (Matteo 11:27).

La Bibbia o la predicazione possono essere considerate allo stesso modo rivelazioni di Dio? La stessa Bibbia non ci autorizza ad affermarlo. Giovanni il battista fa di tutto per distogliere lo sguardo dalla sua predicazione per centrarlo su colui che verrà dopo di lui, di cui non è degno neppure di legargli i lacci dei sandali (Giovanni 1:19-28). Paolo stesso malvolentieri parla della sua esperienza personale (2 Corinzi 12:1-10), ma quando lo fa non dimentica che egli non desidera annunciare altro che “Cristo e Cristo crocifisso” (1 Corinzi 2:2). L’apostolo Giovanni ha scritto il vangelo per concentrare l’attenzione dei lettori sulla persona di Gesù (Giovanni 20:31). “La Bibbia, con le sue verità divine espresse con un linguaggio umano, presenta l’unione del divino con l’umano. Questa unione esisteva anche nella natura di Cristo che era allo stesso tempo il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo”.

“Che cos’è, allora la Bibbia? È una testimonianza resa alla rivelazione di Dio da parte dei profeti e degli apostoli. Essa è Parola di Dio in quanto il suo centro è Gesù Cristo. È così perché Dio ha scelto questa parola per farsi conoscere, per lasciarsi incontrare dagli uomini” (G. Marrazzo, Il tempo dell’attesa, riflessioni pastorali sulla prima lettera ai Tessalonicesi, Edizioni Adv, pp. 80,81).

Per ulteriori approfondimenti e/o contatti: www.avventisti.it/assistenza

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