LOGO-UICCAFrancesco Zenzale – “Preghiamo per i defunti!” Espressione tipica della pietà popolare e della dottrina della Chiesa cattolica, che evidenzia l’idea della vita oltre la morte. Il paradosso di questo insegnamento è che non sappiamo in quale stadio si trovano i morti: inferno, purgatorio o paradiso? Alcuni per volontà della Chiesa cattolica, per intenderci i “santi”, vanno in paradiso, ma per gli altri chi può saperlo? E in base a quale potere la chiesa stabilisce che uno è santo e l’altro no? Quello delle opere o dei miracoli? Credo che sia impossibile sapere dove sono i nostri cari defunti, perché solo Dio conosce il cuore dell’uomo e, pertanto, che cosa c’è dietro a ogni azione od opera pia.

Nel vangelo di Matteo, Gesù evidenzia che nel giorno del giudizio, e non subito dopo la morte, “molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità” (Mt 7:22-23).
Con queste parole, in Signore ci invita a non criticare l’operato altrui e tantomeno ad attribuirgli una destinazione ultraterrena, perché potremmo avere delle sorprese: “i pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio” (Mt 21:31). Rievocando l’insegnamento di Gesù, Paolo fa presente che “la venuta di quell’empio avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi” (2 Tes 2:9; cfr. 2 Cor 11:13-14).

Inoltre, Gesù afferma che il destino eterno dell’uomo sarà determinato solo nel giorno del giudizio, al suo ritorno e non alla morte (cfr. Mt 25:31-46). In tal senso l’apostolo Paolo, nel capitolo degli eroi della fede, evidenzia che “tutti costoro”: Abramo, Isacco, Giacobbe, Davide, quelli che “furono lapidati, segati, uccisi di spada; che andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati…” […] “pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi” (Ebr 11:38-40; cfr Mal 3:16-18).

Solo nel giorno in cui Gesù ritornerà avremo modo di conoscere il destino eterno dei defunti, nel frattempo, come la Parola ispirata ci invita, “deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo” (Ebr 12:1-3).
Per ulteriori approfondimenti e/o contatti: www.avventisti.it/assistenza

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