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Francesco Zenzale – Quando parliamo di cristianesimo spesso scivoliamo nella religiosità, che può essere considerata come l’aspetto esteriore della spiritualità, caratterizzata in gran parte dall’ambiente culturale in cui si è vissuto. Essere religiosi non significa necessariamente essere cristiani o essere spirituali. La religiosità si attiene alla forma, la spiritualità e il cristianesimo al contenuto.

Per capire che cos’è il cristianesimo e come vivere una intensa spiritualità, dobbiamo innanzitutto liberarci da possibili equivoci.

Il cristianesimo non è:
Una denominazione religiosa. Comporta sì l’appartenenza a una comunità religiosa (Giovanni 10:16), ma non è una denominazione religiosa. Altrimenti la chiesa assumerebbe un significato salvifico e santificante, al punto che non ci sarebbe salvezza al di fuori di essa.
Una dottrina. Implica un insieme di insegnamenti, ma non è una dottrina. Se lo fosse saremmo tutti dei farisei, i quali credevano di essere salvati per mezzo dell’osservanza della legge e di norme ecclesiali su come osservare la legge.
Una morale o qualcosa da fare o non fare. Indubbiamente comporta un’etica e uno stile di vita, ma non è una morale. Se lo fosse, trasformeremmo la Bibbia in un manuale di casistica. Saremmo capaci, come purtroppo alcuni fanno, di trovare versetti per qualsiasi tipo di comportamento, senza tenere conto del loro contesto e dei principi morali. Sarebbe un: “Io ho ragione e te lo dimostro con la Bibbia”.

Credo che il cristianesimo sia una persona: Gesù Cristo. Ancor più, “la vita del vero cristiano, è Cristo stesso e non il cristianesimo” (Frédéric De Rougemont).

Ciò significa che la spiritualità di ciascun credente dovrebbe essere caratterizzata da un intenso rapporto personale con Gesù (Matteo 17:8; Giovanni 14:6), piuttosto che con una denominazione religiosa. Seguendo l’esempio dell’apostolo Paolo diremmo “per me vivere è Cristo” (Filipesi 1:21; 1 Cor 1:30-31).

Se il cristianesimo non è una dottrina, né un libro, ma piuttosto una persona, Gesù Cristo, allora la Bibbia non è un codice, né un manuale, né un libro di dottrine, né un catechismo. Essa è la storia dell’amore di Dio per l’umanità, un documento in cui si parla dell’atto salvifico di Dio per la salvezza del mondo (Romani 5: 10-11).

“La comunione costante con lui fatta di minuti, di ore, di giorni e l’assoluta dipendenza da lui, sono le cose che ci permettono di crescere nella grazia… Cristo deve essere presente ogni istante nella nostra vita, non solo all’inizio o alla fine del suo corso, ma in qualsiasi momento e a qualsiasi passo facciamo verso la meta”, scrive E. G. White nel suo libro “Passi verso Gesù”.

Per ulteriori approfondimenti e/o contatti: www.avventisti.it/assistenza

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