«Mi è toccata ogni sorte. Mio padre ha vissuto la Grande guerra, io da bambina ho vissuto la Seconda. Da quando sono al mondo non vedo che guerre. Non solo l’Ucraina, anche le altre, che sono lontane ma ci riguardano sempre da vicino, perché tutto ciò che accade nel mondo ci riguarda. Ancora questi carri armati, questi morti e questo nonsenso. Detesto ogni tipo di guerra, dovunque sia. Da sessant’anni parlo nelle scuole, parlo per far capire che è tutto sbagliato, che non ci sono guerre giuste. Il cielo — per non dire Dio — ci ha dato la parola, dunque si può parlare, riconciliarsi, ma il mondo è pieno di odio (…) Non bisogna mentire dicendo che domani finisce tutto, ma cercare di far capire che nel buio c’è sempre un’ombra di luce. Forse non può consolare una ragazzina di oggi, ma io sono stata deportata a 13 anni, eppure vedevo sempre un gesto di comprensione, qualcuno che mi chiedeva come ti chiami, un altro che mi regalava un guanto o un po’ di marmellata». Claudio Coppini e Roberto Vacca commentano  questa intervista a Edith Bruck  – pubblicata sul Corriere della Sera di lunedì 14 marzo, con Saverio Scuccimarri, pastore della chiesa avventista e decano della Facoltà avventista di teologia di Firenze.

 

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