N17-Nev_nuovi sbarchi immigratiLa responsabilità dell’Europa in una questione che riguarda tutto il continente

Nev – “È chiaro che siamo di fronte a un grande processo di riassetto dell’area mediterranea che determina rilevanti flussi migratori che interessano in primo luogo l’Italia. In questo frangente il nostro Paese ha dato una risposta seria a questa emergenza con l’operazione Mare Nostrum grazie alla quale in sei mesi la Marina Militare ha soccorso 20.000 migranti in mare. Ma a fronte di questo importante risultato umanitario restano gravi carenze nell’accoglienza e nella tutela dei profughi e dei richiedenti asilo di cui anche l’Italia è responsabile. E con essa anche l’Europa che si rifiuta di assumere un problema di ordine umanitario e sociale che la riguarda e che non può essere scaricato solo sui paesi più esposti alle migrazioni dal Nordafrica”. Lo ha affermato il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), past. Massimo Aquilante, commentando, lo scorso 23 aprile, le notizie dei nuovi sbarchi in Sicilia.

“Ha ragione il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini – ha proseguito Aquilante – quando afferma che proteggere i profughi che fanno rotta su Lampedusa è un dovere etico e civile al quale non possiamo sottrarci, e come evangelici italiani di nuovo aderiamo alla sua denuncia. Rinnoviamo anche l’appello alle nostre chiese sorelle dell’Europa perché agiscano sui loro governi per far comprendere che gli sbarchi di crescenti numeri di immigrati sulle coste siciliane riguardano tutto il continente e mettono alla prova la sua credibilità in materia di diritti umani e di politiche di accoglienza”.

Nelle scorse settimane il presidente della Fcei si è ripetutamente recato a Lampedusa e in Sicilia sia per solidarizzare con le istituzioni pubbliche e private che stanno promuovendo iniziative di accoglienza sia per porre le premesse per un intervento umanitario della Fcei. “Speriamo di essere operativi prima dell’estate – ha precisato Aquilante – con un osservatorio a Lampedusa che garantisca un flusso costante di informazione sugli sbarchi e sulle condizioni dei profughi, a disposizione, tra gli altri, delle nostre chiese sorelle dell’Europa, e con un centro di accoglienza collocato nella Sicilia sudorientale. È la nostra risposta a chi ha fame e sete insita nella nostra fede in Cristo, ma è anche il nostro contributo di cittadini alla crescita di una cultura dell’accoglienza e di una politica di giustizia”.

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