Francesco Zenzale – Frequentando l’ospedale… [è facile notare che] la sofferenza non è un optional, ma “una” condizione di vita. Ciò a causa del peccato (cfr. Genesi 3:16-19; Romani 5:12). Un giorno di tanti anni fa, mia madre mi disse: “Figlio mio, per non soffrire e morire non dovevamo nascere”.

Ogni giorno siamo costretti a confrontarci con il dolore. Anche se stiamo bene noi, c’è sempre qualche sciagura che ci circonda. La vita sembra che non abbia un senso e il risentimento spesso si fa strada nei nostri pensieri, tale da indurci a dubitare di Dio. Ma Dio non si sgomenta, ha scelto di partecipare alla sofferenza umana.

Egli soffre per la distruzione della natura e la schiavitù dell’uomo nei confronti del male. Ecco perché Gesù si prese tanta cura dei malati, guarendoli nel fisico e nello spirito (cfr. Matteo 11:5); sperimentò in prima persona la sofferenza e il male; pianse quando morì il suo amico Lazzaro. Fu deriso e maltrattato; fu rinnegato e abbandonato dai suoi amici; fu crocifisso e lasciato morire in maniera atroce. Gesù volle portare il bene in questo mondo perché ci ama, ma fu combattuto e ucciso con odio e rancore. Malgrado ciò, dopo la risurrezione ha formulato la promessa: “sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20).

Il profeta Isaia aveva profetizzato questa sua vicinanza con le seguenti parole: “Quando passerai per delle acque, io sarò teco; quando traverserai de’ fiumi, non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco, non ne sarai arso, e la fiamma non ti consumerà. Poiché io sono l’Eterno, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore… Perché tu sei prezioso agli occhi miei, perché sei pregiato ed io t’amo… Non temere, perché, io sono teco; io ricondurrò la tua progenie dal levante, e ti raccoglierò dal ponente” (Isaia 43:1-5, Luzzi).

Nel capitolo 35, Isaia assicurava che un giorno si “apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia…” (vv. 5 e 6, Luzzi). I reni riacquisteranno la loro vitale funzione e i dialitici esulteranno; chi è affetto da una neoplasia eleverà lo sguardo verso il cielo ringraziano il datore della vita. Il vecchio arcuato correrà come un ventenne e i bambini neuropatici gongoleranno nel Signore.

Questa visione del futuro, in parte, si è realizzata con Gesù uomo. Il lebbroso è sanato, il paralitico prende il suo lettuccio e cammina, il cieco recupera la vista, il figlio della vedova di Nain riabbraccia suo figlio, l’orecchio del soldato riattaccato, il ladrone sulla croce perdonato, e così via. Ma al suo ritorno, la “tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati” (1 Corinzi 15:52). «Ogni difetto, ogni deformità saranno lasciati nella tomba. Riammessi a nutrirsi dell’albero della vita, nell’Eden da tanto tempo perso, i redenti cresceranno (cfr. Malachia 4:2) fino a raggiungere la statura perfetta della struttura originale. Eliminate le ultime tracce della maledizione provocata dal peccato, i fedeli del Cristo appariranno nella bellezza dell’Eterno, il nostro Dio, riflettendo nella mente, nell’anima e nel corpo l’immagine perfetta del Signore. Questa redenzione meravigliosa, di cui tanto si è parlato, nella quale tanto si è sperato e che è stata attesa così a lungo, con impazienza ma mai pienamente compresa, si è finalmente realizzata! – E. G. White, Il gran conflitto, Ed. Adv, Firenze, 1996, p. 504.

Dio ha per noi “progetti di benessere” (Geremia 29:11), e quando questi saranno interamente conseguiti, allora esclameremo, Signore, “Tu hai mutato il mio dolore in danza; hai sciolto il mio cilicio e mi hai rivestito di gioia» (Salmi 30:11).

Pubblicato in omaggio e memoria dell’autore.

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