Francesco Zenzale – “Il Re d’Israele, il Signore, è in mezzo a te, non dovrai più temere alcun male. Quel giorno si dirà a Gerusalemme: ‘Non temere, o Sion, le tue mani non si indeboliscano! Il Signore, il tuo Dio, è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore, esulterà, per causa tua, con grida di gioia’” (Sofonia 3:15-17).

“Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: ‘Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate’” (Apocalisse 21:1-4).

La profezia è nutrimento essenziale per chi crede nel ritorno di Cristo, giorno in cui si schiuderanno nuovi orizzonti per un’eterna giovinezza. Se da una parte si arguisce, profeticamente, un apparente trionfo del male in tutte le sue forme, soprattutto in quelle più seducenti, tali da attirare l’attenzione di tutti gli abitanti della terra (cfr. Apocalisse 13:1-8), dall’altra, la parola di Dio chiarisce, con espressioni antropiche, che la visione futura del genere umano è alquanto accattivante: nuovi cieli e nuova terra (cfr. Ap 21).

Come per Giovanni [autore del libro dell’Apocalisse, ndr], anche per noi è inconcepibile descrivere la nuova creazione. Nulla ci permette di materializzarla. Si tratta di una indescrivibile nuova dimensione della vita, e possiamo definirla come un “ritorno a casa”, al giardino d’eden, prima della trasgressione (cfr. Genesi capitoli 1 e 2). Anche i testi della creazione non ci autorizzano a ricostruire concretamente lo stato naturale paradisiaco della terra. Possiamo solo evidenziare alcuni elementi: flora (alberi, piante, arbusti, fiori e frutta), fauna (animali terrestri, volatili e pesci d’ogni specie) che nella loro complessità esprimono armoniosità, bellezza, equilibrio (cfr. Genesi 1:20, 25).

Il tutto aromatizzato col primordio del crescere e del moltiplicarsi (cfr. Genesi 1:22), che evidenzia libertà di movimento: estensibilità. Poi possiamo osservare il cielo stellato, così complesso, infinito vibrante, ritmico e assoluto, che ancora oggi racconta la gloria di Dio (cfr. Salmi 19:1). Infine, con l’opacità del peccato, appurare come siamo stati creati (cfr. Genesi 1:27; 2:7), il modo in cui dovevamo vivere nel tempo e nello spazio (cfr. Genesi 2:8) e cogliere alcune implicazioni pratiche in vista della beata speranza.

 

Pubblicato in omaggio e memoria dell’autore.

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