Michele Abiusi – Abbiamo visto che i primi quattro comandamenti vogliono aiutarci nella nostra relazione con Dio: siamo figli di un Padre Creatore che ci ha dato la vita, ci capisce e ci libera dal peccato. Avendo un Padre buono, siamo stimolati a rispettarlo, amarlo e ubbidirgli. Non potremo sostituirlo con persone e con immagini. Infine, ricordati, dice il Signore, del giorno che ho scelto come memoriale della nostra amicizia: il sabato.

Il quinto comandamento segna il passaggio dai principi che gettano le basi della relazione con Dio alle leggi che regolano i rapporti tra gli esseri umani.

“Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà” (Esodo 20:12).

La gestione dei rapporti umani non poteva non iniziare dalla famiglia. È da notare che altri due comandamenti fanno riferimento alla famiglia: il settimo che proibisce l’adulterio e il decimo che comanda di non desiderare la moglie altrui.

Tre comandamenti che rivelano quanto Dio valorizzi la famiglia. E non potrebbe essere altrimenti perché la famiglia è stata voluta e creata all’inizio del mondo. Infatti, dopo aver dato la vita a Adamo e Eva, la Genesi dichiara: “Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne” (Genesi 2:24). Potremmo dire che Dio ha celebrato il primo matrimonio nel giardino dell’Eden.

L’importanza della famiglia è legata anche al fatto che al suo interno i figli imparano a vivere costruendo quei legami che si svilupperanno in seguito nella società. È nella famiglia che si assimilano i principi etici e spirituali che diventeranno parte della persona e di tutta la vita. L’equilibrio o gli squilibri che si vivono all’interno della famiglia si ripercuoteranno nella società. Ecco perché la famiglia deve ricevere tutte le cure e le attenzioni possibili.

Il comandamento di cui stiamo parlando incoraggia i figli a onorare, a rispettare i genitori senza limiti di tempo e di età. Sicuramente Dio voleva che i figli si ricordassero dei genitori soprattutto nella fase finale della loro vita, quando diventano più vulnerabili e meno autosufficienti. In diverse società, ancora oggi, l’anziano è un peso ed è abbandonato a se stesso se non addirittura aiutato a trapassare.

Con questa legge Dio non voleva soltanto proteggere i genitori divenuti anziani ma voleva anche che i nonni avessero un ruolo importante nella famiglia. La loro presenza può essere il legame tra passato e futuro, tra i valori antichi e la realtà attuale. Con i nonni vicini, i nipoti crescono sapendo che esiste un passato a cui far riferimento e gli anziani si avvicinano al tramonto della vita sperando ancora e guardando il futuro tramite i nipoti. Inoltre, nell’onorare mio padre e mia madre onoro anche me stesso, visto che anch’io un giorno diventerò genitore e nonno.

Si tratta quindi di un comandamento che, nel salvaguardare un rapporto, protegge l’intera società. Ecco perché include una promessa: “affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà”. Questa è l’unica, tra le “dieci parole”, che include la promessa di una vita lunga. In effetti dove c’è rispetto e amore verso i più fragili, dove esiste una famiglia unita e disposta al servizio, l’esistenza è più tranquilla, si è in pace, la vita ha un senso e si è più felici. Ecco lo scopo finale del decalogo: la felicità e la vita.

Oggi sappiamo che l’immagine di Dio si forma nel bambino a stretto contatto con i genitori. Se i figli sentiranno affetto, accettazione, amore e se saranno stimati, svilupperanno l’idea che Dio esiste, che si preoccupa e si occupa di loro, che li ama, li perdona. Così il ragazzo sarà attratto da Dio e anche da adulto avrà un’idea tendenzialmente più positiva del Creatore.

Se invece il bambino riceve maltrattamenti fisici e psicologici, se vive il sentimento di abbandono, di incomprensione, se è schiacciato sistematicamente o protetto in modo ossessivo, allora con gli anni, svilupperà più facilmente la paura di Dio che vedrà come un dittatore o un paternalista, che non lascia libero l’individuo.

Molti si dicono atei o rifiutano la religione perché i genitori, gli educatori o i responsabili spirituali hanno distrutto in loro, quando erano giovani, l’amore per il Padre eterno.

Il fatto che dopo i primi quattro comandamenti, che insistono nel rispetto di Dio, sia menzionato il rispetto dei genitori, può voler indicare una relazione tra le due realtà. È come se, imparando a rispettare i genitori, si potesse rispettare meglio Dio; come se amando e onorando chi ci ha generato, si gettassero basi più solide per accettare, amare e onorare il Padre infinito.

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