87 le opere artistiche che hanno partecipato al contest per sensibilizzare sui rischi dell’azzardo.

Emiliana Vittorini/Notizie Avventiste – Si è svolta a Torino, dal 31 ottobre al 4 novembre, la prestigiosa fiera dell’arte “Paratissima” che ha visto quest’anno anche la partecipazione della Chiesa cristiana avventista con “Ludocrazy. Non impazzire per il gioco”, il concorso per artisti emergenti finanziato dai fondi dell’8xmille.

Un vasto pubblico ha potuto ammirare le 10 opere finaliste selezionate tra le 87 che hanno gareggiato. Attraverso il linguaggio universale dell’arte, gli autori delle opere hanno raggiunto l’obiettivo di toccare i cuori di tutti i presenti, grandi e piccini, facendoli riflettere sui gravi rischi derivanti dall’azzardo.

La fiera si è poi conclusa con la premiazione dei due vincitori a pari merito, Gec e Pietro Barone, e del secondo classificato, Nazareno Biondo.

Oggi si discute molto sul tema dell’azzardo e sulle devastanti conseguenze a esso correlate. Lo fa la politica, l’economia, la stampa e la televisione. Anche l’arte è voluta scendere in campo e dire la sua attraverso la creatività di questi giovani artisti.

Ascolta l’intervista a Franco Evangelisti, responsabile dell’Opera sociale avventista (Osa), nel programma radiofonico l’Altro Binario.

 

Intervista ai premiati
Dopo la premiazione abbiamo intervistato due dei tre artisti che hanno risposto così alle nostre domande:

E. V.: Cosa ti ha spinto a partecipare al contest “Ludocrazy”, che tratta un tema molto attuale ma al contempo così spinoso?
Gec: In realtà mi occupo della tematica dell’azzardo, da un punto vista artistico, già dal 2012 quando ancora era un argomento del tutto in sordina. L’iniziativa è nata, come del resto tutti i progetti che porto avanti da sempre, coinvolgendo le persone a partecipare attivamente alla sua realizzazione. Per questo ho chiesto, tramite i social, a tabaccai e persone comuni, di inviarmi via posta i loro “gratta e vinci” invece di buttarli e, con mia grande sorpresa, me ne sono arrivati circa 12.000 in sei mesi!

Da qui è nato il progetto “Cala la notte”, una serie di opere che hanno in comune l’idea di un velo nero che scende sulla società postindustriale e che ne decreta una lenta ma inesorabile fine. Quando ho visto il contest ho pensato che era il mio, visto che stavo lavorando sul tema già da sette anni in maniera approfondita, cercando i numeri e le statistiche e sviscerando il problema con consapevolezza, non limitando il mio lavoro ad una mera espressione di tipo estetico.

E. V.: Ritieni che l’arte possa avere un ruolo da protagonista per sensibilizzare le persone sui pericoli dell’azzardo?
Gec: Partendo da una visione pessimistica della realtà mi viene da dire che l’arte non cambierà il mondo. Ritengo però che attraverso l’arte possiamo aiutare le persone a vedere le cose in maniera diversa e questa sarebbe già una grande vittoria. Dalla mia esperienza ho compreso che quando si riescono a coinvolgere le persone comuni in un progetto che sia di interesse sociale e che non abbia secondi fini, di sicuro il messaggio che arriva tocca le coscienze di questi soggetti inducendoli ad una riflessione autentica sulle problematiche trattate.

E. V.: Come hai conosciuto il concorso Ludocrazy e com’è stato realizzare un’opera che rappresentasse un fenomeno così complesso?
Nazareno Biondo
: Ho conosciuto il contest dal sito di Paratissima, e fin qui tutto facile. Il difficile è stato trovare il modo migliore per rappresentare questo tema attraverso la scultura del marmo. L’ispirazione mi è venuta dall’antico Egitto e più precisamente dal mito della pesatura dell’anima. Ho immaginato quanto potesse essere pesante il cuore di un giocatore patologico rispetto a una piuma che è la leggerezza per antonomasia. È nata così “Ipostasia”, l’opera con la quale ho partecipato al contest.

E. V.: Ritieni che l’arte possa essere il mezzo giusto per affrontare tematiche sociali così importanti e difficili?
N. B.: Ritengo che l’arte sia il veicolo più giusto per affrontare queste tematiche perché usa un linguaggio universale che arriva trasversalmente a tutti, grandi e piccoli, uomini e donne. Le mie sculture infatti rappresentano temi contemporanei come ad esempio il problema dei rifiuti. Riproducendo in marmo oggetti definiti “usa e getta” io li rendo unici, preziosi e induco le persone che entrano in contatto con le mie opere a riflettere sul valore che questi ultimi hanno e che la corsa al consumismo sfrenato gli ha sottratto, condannandoli a finire in discarica prematuramente generando un enorme danno ecologico.

 

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