Notizie Avventiste – La comunità avventista di Pavia, con il coordinamento del past. Daniele La Mantia, si è attivata nel portare aiuti alla popolazione ucraina fin dall’inizio del conflitto nel Paese. Piero Rifaldi, della chiesa pavese, informa sulle attività svolte in una intervista a Taras Strilchuk, membro della stessa comunità e originario di Kolomyja, città nell’Ucraina occidentale non direttamente coinvolta, ma sotto pressione per gli aiuti e il sostegno ai connazionali vittime della guerra.

Piero Rifaldi: Come si è attivata la chiesa di Pavia negli aiuti alla popolazione colpita dagli eventi bellici? 
Taras Strilchuk: Vorrei innanzitutto evidenziare l’insegnamento di Gesù che dice “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25:40, Cei). Ragion per cui tutti noi ci siamo attivati e ci siamo messi a disposizione. Sono stati raccolti sostegni economici poi inviati a Yuri Vataman, pastore della chiesa avventista di Kolomyja, zona non di guerra anche se bombardata da missili nei primi giorni. Sono rimasto in contatto con lui anche per avere informazioni e istruzioni. Oltre ai soldi, abbiamo effettuato una doppia spedizione di 200 kg di generi alimentari e inviato una carrozzina per invalidi. Per le spedizioni abbiamo collaborato anche con l’associazione evangelica Beth Shalom.

P. R.: Come si è attivata la chiesa di Kolomyja? 
T. S.: Il pastore Yuri ha accolto dei profughi creando alcune stanze nella chiesa. Anche i membri della chiesa hanno fatto altrettanto con anziani e bambini. A Kiev e Bucha, una volta cessati i combattimenti, il pastore si è organizzato per portare viveri, specie a marzo, quando è diventato molto difficile reperire il cibo.

P. R.: Puoi dirci di più sull’accoglienza ai profughi a Kolomyja? 
T. S.: La guerra ha sviluppato la solidarietà. Racconto alcuni esempi. La famiglia di Marina, della chiesa avventista di Kolomyja, ha ospitato 15 profughi, nonostante la donna sia rimasta offesa per le ferite provocate dallo scoppio accidentale di un ordigno della Seconda guerra mondiale lo scorso settembre, mentre si trovava in campeggio. Un’altra sorella nella fede è sopravvissuta due settimane con sei persone nei sotterranei durante i bombardamenti, facendosi bastare una bottiglia d’acqua e un pacchetto di biscotti. Un vero miracolo. La stessa abitazione di mio padre, che era vuota in quanto lui vive a Bologna, ha ospitato sette persone.

P. R.: Immaginiamo che la chiesa abbia provveduto anche assistenza sanitaria… 
T. S.: Sì, certo. Nelle scorse settimane, il pastore Yuri ha fatto visitare i profughi dai medici della clinica “Angelia”. Cardiologi, fisioterapisti, psicologi, psichiatri e anche infermieri, per le analisi del sangue, hanno offerto assistenza sanitaria.

[Foto: Taras Strilchuk]

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