Michele Abiusi – “Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra” (Atti 1:8). Questa promessa di Gesù, pronunciata immediatamente prima della sua ascensione, si realizzò alla Pentecoste.

Vorrei riflettere sullo Spirito Santo, consapevole che quando parliamo della divinità, vi sono sempre dei limiti in noi, come la Bibbia stessa afferma: “Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge” (Deuteronomio 29:28).

Il termine Trinità, adoperato per la prima volta da Teofilo, vescovo di Antiochia (161-181), non appare nella Bibbia, il concetto invece esiste, così come avviene con altre parole quali incarnazione e millennio. È chiaramente biblico il concetto secondo cui abbiamo: un Dio personale, il Padre, che ci viene rivelato dal Figlio; ma nessuno conosce Gesù come Signore, senza l’aiuto dello Spirito Santo. La chiesa primitiva comprese questa realtà: tramite il Figlio noi abbiamo il Padre e attraverso lo Spirito Santo la Chiesa è unita al Padre e al Figlio. “E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: ‘Abbà, Padre’” (Galati 4:6).

“Doveva prodursi un doppio evento perché il Dio misterioso e sconosciuto potesse rivelarsi come Padre: doveva uscire dal Suo mistero, entrare nella storia e farsi vedere come Padre nell’immagine umana del Figlio e doveva, per mezzo dello Spirito Santo, illuminare il cuore dell’uomo affinché questi potesse, nell’immagine dell’uomo Gesù, riconoscere il Figlio e nel Figlio il Padre” – Emil Brunner, Dogmatique, vol. I, p. 223.

Non si mette in discussione l’unicità di Dio. “Ascolta, Israele: Il Signore, il nostro Dio, è l'unico Signore” (Deuteronomio 6:4). Ma è interessante notare che l’ebraico usa due termini per dire unità, con differenti sfumature: yachid significa unità assoluta, echad significa unità formata da parti (per esempio: e i due saranno uno). Potremmo vedere con un’infinità di testi biblici il modo in cui vengono associati il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. È sufficiente cercare, in una concordanza biblica, le voci creazione, nuova nascita, giustificazione, santificazione, battesimo, carismi, ecc., per renderci conto che la loro esistenza è chiaramente attestata e che sono visti in un’associazione così stretta che è difficile rappresentarli separatamente.

Quindi, lo Spirito Santo fa parte della Trinità. In ebraico ruah, in greco pneuma significa soffio, vento, respiro, spirito. Nella formazione dell’uomo l’alito vitale diventa suono, voce, parola, linguaggio e, di conseguenza, l’arte di comunicare fra le persone. Attraverso la parola, il soffio rivela i pensieri, istruisce colui che ascolta. In Gesù, Dio si avvicina a noi; attraverso lo Spirito Santo, Dio abita in noi.

Ma lo Spirito Santo è una persona? 
Esistono tre ipotesi: 
1. Ipostasi, cioè la sostanza che sta sotto i fenomeni, di cui i fenomeni non sono che le manifestazioni esteriori. Secondo questa ipotesi la divinità non è composta di tre persone, ma di tre centri di coscienza all’interno dell’unico Dio. 
2. Karl Barth ha cercato di rendere più chiara questa ipotesi che rimaneva un po’ oscura, parlando di modalismo, tre modi di essere, per cui le tre persone divine sono semplicemente tre fasi di una sola e stessa persona. Ma il modalismo è un concetto anti biblico; Gesù non era un fantasma! È pensabile che “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato un modo di essere?” (parafrasando il testo di Giovanni 3:16, ndr). 
3. Trinità, cioè tre persone distinte in unità organica, reale e misteriosa (e noi lo crediamo). Unità organica, non aritmetica! Lo Spirito Santo è sempre definito con un pronome personale, e il greco dispone del neutro per indicare le cose. Lo Spirito Santo non appartiene all’ordine della logica, non lo si può racchiudere in una definizione, in un sistema, perché è il rivelatore dei misteri di Dio.

La Bibbia non si sofferma tanto a rivelarci i misteri della natura di Dio, quanto a descrivere la sua opera in nostro favore. La sua teologia è redentrice. 
Lo Spirito Santo è Dio e si fa conoscere santificando i credenti. È un Dio che viene misteriosamente a rendere le sue creature conformi al suo disegno. Con il Padre e con il Figlio, lo Spirito Santo è Signore. 

Quale opera svolge lo Spirito Santo?
“… eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate” (1 Pietro 1:1, 2).

Santificazione e comunione nell’amore. Avere lo Spirito Santo non significa possedere qualcosa, ma Dio stesso e quindi la vita eterna. Ne consegue che se lo Spirito è Dio non può entrare in rapporto con le strutture fisico-chimiche del mondo, e con le strutture mentali e psichiche dell’uomo, senza sottometterle a una modificazione essenziale, a una metamorfosi che incomincia nel tempo presente e si completa nella vita eterna. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17).

Lo Spirito Santo ci rende nuove creature. La Chiesa ha bisogno di sperimentare la pioggia dell’ultima stagione, per conoscere le particolari benedizioni. 
Domandiamoci infine: come ricevere lo Spirito Santo? Quali sforzi debbo fare per averlo in me?

Lo Spirito Santo si riceve ascoltando e vivendo il vangelo. Accettando il vangelo, riceviamo lo Spirito come dono. Con la sua vittoria sul peccato e sulla morte, Cristo ha reso possibile che Dio possa guardarci attraverso la sua santità, ma desidera anche che noi viviamo la sua santità. E per questo non ci abbandona. “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:32).

Dio ci dona lo Spirito Santo. Per questo che abbiamo bisogno più che mai di dire: “Vieni Spirito Santo!”. 

 

 

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