La Philip Morris, nota multinazionale del tabacco con sede in Svizzera, ha fatto causa allo stato dell’Uruguay, “colpevole” di aver firmato un accordo con l’Organizzazione mondiale della sanità in materia di lotta al fumo, che prevede fra l’altro l’apposizione di segnalazioni sulla nocività delle sigarette su di una superficie pari all’ottanta per cento di quella del pacchetto, il divieto di porre in vendita varietà apparentemente meno nocive, il divieto di fumare in spazi chiusi ed altro.

La Philip Morris ha chiesto i danni per una cifra esorbitante: due miliardi e mezzo di dollari. La notizia è del 2010, ma ritorna periodicamente alla ribalta, come in questi ultimi giorni, ogniqualvolta ci sono novità nell’iter processuale oppure quando viene rilanciata dalle fonti d’informazione per altri motivi. Cosa potrebbe significare per la lotta al tabagismo la vincita della multinazionale? In questi giorni il sito avaaz.org ha rilanciato la campagna sociale di raccolta firme a sostegno dell’Uruguay e della lotta al tabagismo. Manca poco per raggiungere il milione di firme.

Qual è la situazione nel mondo, Italia compresa, per quanto riguarda le immagini sui pacchetti di sigarette e gli altri eventuali deterrenti? Quali sono i danni correlati al tabagismo?

Mario Calvagno, caporedattore, e Carmen Zammataro, redattrice di RVS Roma, intervistano il prof. Giacomo Mangiaracina, presidente Agenzia Nazionale per la Prevenzione.

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