Marco Süss – Viviamo un momento storico in cui tutti, consapevoli delle difficoltà della convivenza in un mondo multiculturale, cercano di trovare il modo migliore per raggiungerla nell’espressione più serena possibile. Non esiste una formula matematica per ottenere questo risultato, così assistiamo ai più svariati tentativi; ma con quali risultati?

In contrasto con la radicalizzazione sulle proprie posizioni, il relativismo propone di adattarsi alle diverse esigenze dettate dagli usi e costumi altrui. Esiste così un relativismo politico in cui ci si apre agli altri accettandone i loro ideali, pur non condividendoli pienamente: e un relativismo morale con l’apertura verso l’adozione di principi etici in contrasto con la propria coscienza; fino a praticare un relativismo religioso che, pur apparendo umanamente comprensibile e forse addirittura strategicamente virtuoso per la realizzazione di un clima nuovo di pace e di sicurezza mondiale nelle relazioni fra differenti fedi, in realtà esprime un debole tentativo di superare queste diversità. Mi riferisco al Chrislam, nuova religione sincretistica nella quale alcuni schieramenti cattolici, evangelici e islamici troverebbero molti punti in comune, nell’ottica di creare una specie di ponte attraverso il quale musulmani e cristiani possono incontrarsi.

Quale alternativa? Non si può barattare la propria fede in nome del quieto vivere accettando tutto e il contrario di tutto; non resta che il dialogo senza preconcetti, aperto verso la conoscenza e il rispetto delle diversità.

Confido che qualunque relativismo non diventi una forma di dittatura che, in nome del pluralismo e della serena convivenza, ci imponga di rinunciare a noi stessi per aderire a una nuova religione o filosofia che metta tutti d’accordo, eliminando ogni motivo di divergenza teologica.

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