L’amicizia e l’ospitalità della comunità avventista partenopea, il progetto di riportarlo all’affetto della sua famiglia in Ucraina.

Lidia La Montanara/Notizie Avventiste – Un altro inverno si avvicina, ognuno nelle proprie case trova conforto tra il calore delle mura e delle persone care. Siamo a Napoli, città del sole e del canto, dell’arte e dell’amore, ma anche città di miserie e di vite vissute lungo il ciglio delle strade.

Quando cinque anni fa mi trasferisco in questa splendida città, conosco il nostro nuovo vicino di casa: Vladimir, un “senzatetto” che ha fatto del marciapiede di fronte alla chiesa avventista la sua casa. Un uomo dai tratti un po’ burberi, che ha scelto come amico fidato un cane meticcio di taglia grande. Inizialmente la loro presenza mi rende perplessa, il timore per l’incolumità dei miei figli e per la condivisione di uno spazio comune non mi lasciano serena. I mesi passano e con Vladimir iniziamo a dialogare in qualche modo, io con i miei timori e lui in un italiano difficile da comprendere e che rivela la sua provenienza ucraina.

Apprendo presto che già prima del mio arrivo la chiesa gli aveva offerto diverse forme di sostegno, dalla possibilità di lavarsi all’interno dei locali, alla condivisione di un pasto caldo in giorno di sabato e altro con l’attività Adra (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso).

Una famiglia della nostra comunità, sua connazionale, spesso si intrattiene con lui all’uscita della funzione sabatica e conosce bene la sua storia. Non passa molto tempo che scopre diverse cose di lui: Vladimir ha una moglie e un figlio nel suo Paese, e una nipotina che non ha mai conosciuto. Inoltre, nella sua città, prima di venire in Italia, era un imprenditore che purtroppo aveva vissuto il fallimento in seguito alle difficoltà economiche di una nazione in guerra.

Più il tempo passa e più quell’uomo mi fa meno paura, anzi comincio a sentire vicina la sua presenza, come quella di un amico. Con i primi freddi di ogni anno, la nostra comunità inizia a interrogarsi sul futuro di Vladimir e sulla possibilità di ospitarlo nei locali della chiesa, ma lui rifiuta categoricamente: la sua “casa” non può essere lasciata vuota!

Tra le tante idee di offrire un aiuto concreto, iniziamo ad accarezzare la possibilità del suo rientro in patria, nella sua casa. Ci mettiamo in contatto con sua moglie; ci rivela che per tutti questi anni ha desiderato il ritorno del marito e che il figlio è disposto a qualsiasi cosa pur di riabbracciare suo padre.

Tutto questo però trova l’ostacolo più arduo in Vladimir che, dopo 20 anni vissuti in Italia su quel marciapiede, non riesce a immaginare una vita diversa. I suoi “no” categorici ci spingono ad abbandonare questa possibilità. Tutti siamo scoraggiati tranne uno, il nostro Signore che ha per lui il desiderio più bello: ritornare a vivere dignitosamente, come lo vorrebbe per tutti i suoi figli.

Pochi mesi fa, Vladimir si ammala e deve essere operato. Diverse persone che gli vogliono bene lo aiutano e gli mostrano affetto e amore inaspettato. Vladimir si commuove. Ogni giorno, svariati amici gli sono vicini, lo medicano, lo nutrono e, per la prima volta, costretto dalle circostanze e dal bisogno assoluto di igiene, inizia a dormire nei locali della nostra chiesa per il periodo della convalescenza.

In quelle settimane il suo bisogno di aiuto trova una risposta, l’amore offerto gratuitamente apre uno spiraglio nel suo cuore. Continuiamo a proporgli la possibilità di tornare dalla sua famiglia e, con grande sorpresa, Vladimir accetta! Che gioia vedere come un figlio, perso tra le miserie della vita, accoglie l’invito di Dio a rialzarsi e a sognare un’esistenza migliore! Tutti iniziamo a sognare con lui e con Dio, e gli ostacoli burocratici sembrano non far paura. Il Signore apre ogni strada. La nostra chiesa festeggia la sua partenza, sabato 21 dicembre 2019; anche il cielo fa festa perché è stata ritrovata una pecora smarrita, il cuore di un uomo è stato toccato dal Signore e lui ha risposto con affermazione, senza più dubbi né timori.

Vladimir oggi è a casa dalla sua famiglia con il suo amato cane. Ci sentiamo per telefono. Ci ha tutti nel suo cuore come anche lui è rimasto nel nostro e speriamo di poterci riabbracciare nuovamente un giorno, e chiacchierare delle grandi cose che Dio ha operato nelle nostre vite.

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