Iulia Tarlev – Allegrezza, giovialità, buonumore, tante sono le parole con cui potremmo definire “La festa dei popoli” del 5 novembre, tenuta nell’Auditorium della chiesa avventista romena, in piazza Vulture 1, a Roma. E altrettante sono le prospettive da cui potremmo affrontare il complesso concetto di “popoli”. Passando per quella teologica, fino ad arrivare a quella più pragmatica, Daniele Pispisa è riuscito, nel sermone, ad afferrare il senso profondo dell’incontro: la necessità di accordarci. Il Vangelo di Matteo dice “Se due di voi si accordano…” (18:19).

È questa una visione che mette al centro il ritrovamento dell’armonia e dell’unità per superare gli ostacoli e le disuguaglianze. La diversità, secondo come la vediamo, può generare disaccordi dissonanti, oppure se si cerca una concordanza di ogni singolo strumento distinto, si crea una sinfonia perfetta.

Anche se oggi ci troviamo sotto denominazioni diverse, l’identità non deve essere un “qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente” (Filippesi 2:6). Pertanto, l’evento ha spostato l’attenzione in particolare da chi siamo a cosa siamo in grado di fare, per crescere insieme nella fede di Gesù.

È bello vedere tanti giovani diversi, che si pongono degli obiettivi umanamente ben oltre la loro portata, ben al di là di ciò che hanno saputo fare finora, ma che lo Spirito Santo potrà raggiungere per loro se si cerca un accordo.

Alla festa è seguito un buffet con tante pietanze nazionali, che ci ha ricordato la tavola che Gesù che sta preparando per un unico popolo: il popolo di Dio.

[Foto: Mihail Tarlev]

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