La fede e le esperienze della comunità avventista formata interamente da rifugiati. I progetti di Adra Italia per migliorare le loro condizioni di vita, dare dignità e favorire l’integrazione.

Lina Ferrara/Notizie Avventiste – Conosco le loro storie e so dove abitano, eppure quando li vedo arrivare il sabato mattina in giacca e cravatta, con il sorriso, significa che non vedono ciò che non hanno, ma ciò che hanno, e questo ci fa capire che apparteniamo a Dio. A pronunciare queste parole è Davide Malaguarnera, pastore della chiesa cristiana avventista di Castel Volturno, durante la predicazione di sabato 17 giugno, proprio dal pulpito della comunità campana nel Sabato mondiale del rifugiato.

La web televisione, Hope Channel Italia, ha aperto una finestra che ha permesso alle chiese cristiane avventiste europee di collegarsi e partecipare in prima persona allo speciale servizio religioso da questa comunità i cui membri sono rifugiati e migranti.

“L’idea del sabato del rifugiato parte dalla giornata mondiale stabilita dall’Onu, il 20 giugno”, ha spiegato Corrado Cozzi, responsabile delle Comunicazioni presso la Regione Intereuropea della chiesa cristiana avventista.

“Il tema dei rifugiati mi interessa molto e rigiarda un po’ tutti noi”, ha continuato, “A gennaio siamo stati a Lampedusa per essere in contatto con la realtà dei rifugiati che arrivano qui in Europa. Nell’isola siciliana abbiamo contattato alcune persone che operano nell’accoglienza, e abbiamo capito che per chi arriva a Lampedusa l’isola è un trampolino di lancio per andare in Europa. La maggior parte è in Italia per arrivare nei Paesi del nord. E uno dei punti di approdo in questo viaggio è proprio Castel Volturno. Allora siamo venuti qui per vedere la situazione e abbiamo deciso che la giornata mondiale del rifugiato sarebbe stata trasmessa proprio da Castel Volturno che oggi diventa per noi quasi un centro mondiale”.

Il programma sabatico è stato trasmesso da Hope Channel Italia in diretta televisiva su internet e anche dalla radio Rvs di Roma.
“Vogliamo usare tutti i mezzi tecnologici a nostra disposizione per informare in maniera corretta le persone su come sono realmente i rifugiati e i migranti”, ha affermato Vincenzo Annunziata, direttore delle Comunicazioni dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste, “Stando a contatto con loro ci rendiamo conto che sono persone come tutte le altre”.

I progetti di Adra Italia
Durante l’evento, Dag Pontvik, direttore di Adra Italia, ha presentato i progetti che l’agenzia umanitaria avventista attua nella città castellana a favore dei rifugiati. Prima di tutto, il corso di italiano per stranieri, che si svolge proprio nel locale della chiesa. Poi “Lavoriamo terre migranti”, realizzato insieme all’associazione Al di là dei sogni, per offrire borse lavoro ai rifugiati perché non cadano nello sfruttamento del caporalato e possano imparare le tecniche agricole necessarie per iniziare un’attività quando ritorneranno nel loro Paese. Perché molti vorrebbero tornare in patria, appena sarà possibile. Finora sono state attivate circa una decina di borse lavoro. Inoltre Adra Italia raccoglie fondi per l’acquisto di un nuovo pulmino (servono 20.000 euro) che permetta ai lavoratori di raggiungere i campi dell’associazione che coltiva terreni confiscati.


Le esperienze della fuga
Ma sono le esperienze raccolte da Victor Hulbert, responsabile delle Comunicazioni della Regione Trans-europea della chiesa, a far capire che cosa significa dover fuggire e cercare rifugio.

E allora ecco la storia di Jean (i nomi sono stati cambiati) che ha dovuto affrontare un’ardua scelta: accettare la fede animista di suo padre o affrontare le conseguenze, cioè la morte. Jean è cristiana. La sua unica scelta era lasciare non solo la sua comunità, ma il suo Paese. È andata in Libia, dove viveva al sicuro e lì intendeva rimanere. Poi è arrivata la guerra civile, il regime è caduto ed è stata costretta ad andare via. Non poteva tornare a casa. Attraversare il Mediterraneo, rischiando di morire, era la sua unica speranza.

Anche Patrick è scappato dal suo villaggio, temendo per la sua vita. Le tribù si combattevano e, nel tentativo di sfuggire alla morte in casa, si è reso poco conto dei pericoli nascosti lungo la strada che lo avrebbe portato attraverso i deserti e le montagne. Ha visto il suo amico morire di sete durante il tragitto. Ma non è stato  l’unico a morire in quel viaggio.

Ray ha raccontato come i trafficanti hanno scaricato il suo gruppo in mezzo al deserto, costretti a proseguire senza cibo né acqua.

Ruth, una nigeriana, ha dovuto abbandonare la sua casa dopo che il marito era scappato con un’altra donna. Non poteva dare sostentamento ai suoi due figli e a sua madre. Era disperata. Non voleva andare via, ma non aveva scelta. Incinta e terrorizzata, ha viaggiato verso nord su un camion, poi su un furgone e infine a piedi. Ha visto donne violentate, spinte alla prostituzione, picchiate e abusate, ma ringrazia Dio perché, anche se ha trascorso quattro mesi in una prigione libica, è sfuggita al male peggiore. Ha perso il bambino a sette mesi, ha subito un’intossicazione alimentare, poi, con l’aiuto di amici, è riuscita finalmente a salire su una barca ed è stata salvata dalla guardia costiera italiana.

“Queste storie non devono sconvolgere, ma farci capire che in circostanze disperate le persone sono costrette a fare scelte straordinarie. Non cercano la terra promessa in Europa, cercando sicurezza”, ha affermato V. Hulbert.

“La tristezza nel Sabato mondiale dei rifugiato 2017 è che i rifugiati sono ancora con noi”, ha continuato, “Mentre i media si occupano di altri argomenti, i rifugiati continuano a imbarcarsi in tragitti pericolosi e talvolta fatali in tutto il Mediterraneo. Lottano e cercano di trarre il meglio da una situazione disperata. La loro storia non può essere dimenticata. Come è stato sottolineato durante il culto della mattina del sabato da questa chiesa dell’Italia meridionale, formata largamente da rifugiati, ‘l’uomo d’affari di oggi può diventare rapidamente il rifugiato di domani’”.

La gran parte degli immigrati che vivono a Castel Volturno provengono dall’Africa sub-sahariana. Alcuni erano già avventisti prima che arrivassero. Altri hanno trovato la fede durante il loro viaggio.

“Cantano, adorano, pregano e continuano a gioire, anche in circostanze difficili, perché Dio è con loro”, ha aggiunto V. Hulbert.

La targa
Al termine della giornata, Adra Italia e tutti i responsabili presenti (Regioni transeuropea e intereuropea della chiesa, Hope Channel Italia, Rvs di Roma, radio Awr, 8xmille) hanno lasciato una targa alla chiesa ospitante, in ricordo di questo sabato speciale.  È stato un modo per ringraziare la comunità dell’accoglienza ricevuta, evidenziata dalla citazione di L. Johnson: “Una terra fiorisce perché è stata alimentata da tante fonti. Perché è stata nutrita da così tante culture e tradizioni e popoli”.

Per sapere di più sui progetti di Adra Italia a Castel Volturno e per fare una donazione visita il sito di Adra Italia.

Guarda su Hope Channel Italia le registrazioni del Sabato mondiale del rifugiato 2017 e delle esperienze.

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