Dedicò la sua vita alla lotta per la piena affermazione della libertà religiosa e di coscienza.

Davide Romano – Si è spento la scorsa settimana alla veneranda età di 95 anni il nostro caro Gianfranco Rossi. Era nato a Berzio (Lecco) il 15 novembre 1924 in una famiglia cattolica, e dopo una laurea in matematica e fisica conseguita presso l’Università di Firenze nel 1953 aveva conosciuto la chiesa avventista frequentando l’Istituto avventista di cultura biblica. Di quell’Istituto divenne per qualche tempo precettore e insegnante, poi, nel giugno 1954 fu chiamato a Roma dall’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, per assumere l’incarico presso il Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa.

La chiesa avventista italiana lo ricorderà sempre con grande affetto e immensa stima, poiché si può dire che sia stato l’avventista più noto in ambito pubblico della storia della denominazione nel nostro Paese. Gianfranco Rossi ha infatti speso tutta la sua lunga vita a lottare per la piena affermazione della libertà religiosa e di coscienza in Italia e più tardi a Ginevra, dove cooperò lungamente con l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) e rese un servizio anche a diversi Paesi africani.

Gianfranco Rossi capì, meglio e più di altri della sua generazione, che per promuovere il diritto di libertà religiosa e di coscienza occorreva costruire relazioni proficue, cordiali e franche con i rappresentanti delle altre istituzioni religiose e civili. Partecipò, insieme al dottor Bert B. Beach, come osservatore alle sessioni del Concilio Vaticano II. Proprio in quella occasione maturò un’intensa amicizia anche con monsignor Pietro Pavan, che fu poi il più fidato collaboratore e consulente di papa Giovanni XXIII. Gianfranco Rossi ebbe un intenso e serrato rapporto anche con i rappresentanti delle altre chiese evangeliche e con autorevoli esponenti della cultura giuridica italiana, quali ad esempio l’eminente giurista valdese Giorgio Peyrot, il dott. Jean Nussbaum, fondatore dell’Aidlr, l’insigne Carlo Arturo Jemolo, il prof. Raffaele Pettazzoni, il prof. Carlo Cardia e non ultimo, ma assolutamente da ricordare, il suo affettuoso e cordiale rapporto con il prof. Francesco Margiotta Broglio, consigliere di Bettino Craxi per la politica ecclesiastica e a lungo impegnato presso la presidenza del Consiglio in varie commissioni consultive per la libertà religiosa.

Gianfranco Rossi fu molto attivo nella lunga preparazione delle condizioni politiche idonee allo sviluppo del percorso che sarebbe poi sfociato nella firma dell’Intesa tra la chiesa avventista e lo Stato italiano. I suoi contatti, tra gli altri, con il più volte ministro e poi presidente Giulio Andreotti sono documentati e continui, e densi di reciproca stima lungo l’arco di oltre quarant’anni (1959-2000).

Conservò sempre, tuttavia, l’umiltà di riconoscersi un piccolo strumento nelle mani del Signore. E noi abbiamo il dovere di non dimenticare la sua lezione. Le nostre condoglianze vanno a sua moglie e alle sue figlie, certi che tutti insieme ci rivedremo in un tempo e in un luogo nel quale le sue battaglie non saranno più necessarie, ma avranno comunque avuto un grande significato evangelico.

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