HopeMedia Italia – Ieri mattina, 1° marzo, il pastore emerito Giuseppe Marrazzo si è addormentato nel Signore. Aveva 70 anni. Era stato ricoverato d’urgenza per arresto cardiaco. Nato l’11 giugno del 1950 a Torre del Greco, aveva scelto Gesù giovanissimo e lo aveva testimoniato con il battesimo il 12 giugno 1965. Dopo aver studiato teologia a Firenze e a Collonges (in Francia), era entrato in servizio nel 1974 come capo colportore aggiunto.

Il 21 dicembre 1975 ha sposato la sua amata Angela e il loro matrimonio è stato rallegrato dall’arrivo di due figlie, Nicoletta e Rachele.

Dopo un anno da precettore a Villa Aurora (1976), ha servito come pastore le chiese di Ragusa, Torino, Aosta, Asti, Torre Pellice, Montaldo Bormida e del distretto di Roma. Il 17 giugno del 1984 ha ricevuto la consacrazione pastorale. Dal 1990 al 1995 è stato segretario del Dipartimento Pubblicazioni. Nel 2000 è approdato nella casa editrice Adv, dove ha lavorato fino al pensionamento ricoprendo gli incarchi di responsabile della stampa religiosa e direttore del Messaggero Avventista. Ha scritto numerosi articoli ed è stato autore, curatore e coautore di vari libri. Ha anche insegnato presso la Facoltà avventista di teologia di Firenze, oltre a partecipare a tanti programmi di Radio Voce della Speranza.

Profondamente addolorati per la sua inattesa scomparsa, siamo vicini con affetto e la preghiera alla moglie, Angela, alle figlie, Nicoletta e Rachele, e all’intera famiglia.
I funerali si terranno mercoledì 3 marzo, alle ore 10, nella chiesa cristiana avventista di Firenze, in Via del Pergolino 1, e saranno trasmessi in diretta streaming su HopeMedia: https://hopemedia.it/diretta-firenze.

Il past. Giuseppe Marrazzo era un uomo gioviale, sempre pronto alla battuta. Vogliamo ricordarlo con uno dei suoi editoriali del Messaggero Avventista online, pubblicato il 7 maggio del 2013, in cui parla proprio della simpatia che suscitava Gesù.

L’arma dell’umorismo 
Giuseppe Marrazzo – Gesù sapeva sorridere e ridere. Con la sua enorme capacità di comunicare simpatia attirava i bambini, le donne e gli uomini del suo tempo; perfino coloro che cercavano di intrappolarlo nei loro sofismi riconoscevano l’acuta intelligenza del Maestro. Grazie al suo geniale intuito sapeva lasciare a bocca aperta coloro che volevano trascinarlo su un terreno paludoso: le tasse, i rapporti con il potere, la risurrezione, le relazioni con gli esattori, la donna colta in adulterio… Insomma, come i nostri, anche i suoi erano tempi da piangere!

Eppure, Gesù sapeva suscitare gioia, fede e ottimismo. Quale straordinaria capacità di mostrare il volto di un Dio familiare, confidenziale e non quello di un Dio esigente, inaccessibile, lontano! La tristezza che riesce a incutere il «dio» dei fanatici o degli integralisti potrebbe addirittura scusare lo spirito polemico e aggressivo. Si comprende che non può essere il Dio di Gesù che chiede l’immolazione di martiri vestiti al tritolo o la mutilazione sessuale femminile.

Si diceva una volta «scherza coi fanti e lascia stare i santi». L’umorismo religioso potrebbe suscitare il sorriso su cose molto serie, fino a «vedere» con altri occhi tutto ciò che sembra scontato. Nel romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa, padre Jorge fa morire i frati curiosi che si apprestano a leggere il secondo volume della poetica di Aristotele dove si parla del sorriso, atteggiamento indegno e superficiale in un’abbazia nella quale i frati si macerano l’animo per i peccati del mondo; così, forse, si pensa che Gesù, dovendo portare i peccati di tutti, sia stato una persona cupa, seria, triste. Invece leggiamo: «In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli!”» (Luca 10:21).

Mi piace tanto il Gesù che esulta! 

 

 

 

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