Betty Spinello
– Psicologi, counselor, assistenti sociali, educatori, insegnanti e infermieri si sono incontrati a Casuccia Visani (Poppi), dal 6 all’8 ottobre, in occasione del 1° Convegno nazionale avventista sulla relazione d’aiuto. Organizzato dai dipartimenti Educazione e Ministeri avventisti della famiglia dell’Uicca, nelle persone di Roberto Iannò e Maria Antonietta Calà, è stato patrocinato dal CeCsur (Centro culturale di scienze umane e religiose) e dall’Istituto avventista «Villa Aurora» di Firenze.

È stato un incontro arricchente, con diversi professionisti del settore, in quanto ci ha permesso di creare una rete al servizio delle comunità e allo, stesso tempo, di tuffarci nel mare esperienziale della relazione d’aiuto. Un mare che ha come cornice imprescindibile e invalicabile l’amore e il rispetto per l’altro, chiunque esso sia, e che racchiude al suo interno le norme comportamentali e sociali, i valori che ci aiutano a non affondare (metafora, questa, usata dalla psicologa Mirela Pascu).
I relatori ci hanno abilmente guidato attraverso un percorso di consapevolezza sulla tematica della dimensione della spiritualità nell’intervento terapeutico ed educativo.

Si sono soffermati in particolare sul contesto sociale italiano, in cui sembra prevalere una spiritualità «estrinseca», a discapito di quella «intrinseca», che non è sempre integrata nella vita quotidiana. Emerge l’importanza di integrare la spiritualità come risorsa per il funzionale sviluppo psicologico (tema trattato da R. Iannò).

Ci hanno tuffato nella «cantina» emozionale, in cui alcuni studi neuro-scientifici dimostrano l’impatto positivo della dimensione spirituale nelle situazioni a rischio come stress, depressione, dipendenze da droghe, ecc. («neuro-teologia»). I ricordi negativi vengono modificati, creando un’esperienza emozionale diversa e meno dolorosa, anche attraverso l’importanza della preghiera (tema trattato da Lucio Altin).

Essendo cristiani, siamo protetti psicologicamente rispetto a coloro che non credono, in quanto più forti nell’affrontare problematiche come l’angoscia, la solitudine, la disperazione, per riscoprire il «vero piacere» della speranza, dell’equilibrio mentale, dell’appartenenza a Gesù che ci libera dalle paure (tema trattato da Samuele Orsucci).

Successivamente, ci siamo addentrati nel vissuto esperienziale della «Neutralità ed empatia del terapeuta in rapporto al mondo valoriale del cliente». Il principio di umiltà, coerenza e consapevolezza contraddistinguono il contatto psicologico che non si stabilisce, ma si «vive» (grazie ai neuroni specchio che si attivano nella comunicazione non verbale), costruendo un rapporto di fiducia e sicurezza che porta alla guarigione. In questo clima di collaborazione e di empatia, è importante anche garantire la neutralità, l’astensione dal giudizio, come previsto dall’art. 28 del Codice deontologico degli psicologi, in cui non ci devono essere interferenze con la vita privata (tema trattato da M. Pascu).

La weltanschauung o «visione del mondo», costituita da tutta una serie di valori, principi, punti di riferimento, leggi, atteggiamenti verso la vita e fattori culturali, condiziona tutte le forme di relazioni. Pertanto, è fondamentale prendersi cura di una persona per quella che è, senza, aspettative o desiderio di modificare il suo modo di essere, anche se questo percorso di rispetto non è sempre facile (tema trattato da Francesca Marchese).

Infine, la scelta nelle situazioni complesse che ruotano intorno a un problema o dilemma etico deve essere sempre subordinata al benessere della persona. Il potere dell’empatia e della propria spiritualità interiore potenzia le nostre capacità nella relazione d’aiuto senza esaurirci (burn out) (tema trattato da Giusy Catalano).

Durante i vari dibattiti, si è arrivati alla conclusione che non è per niente facile aiutare gli altri. Però, dobbiamo contemplare sempre il quadro d’amore del più grande psicologo del mondo, Gesù, che è stato capace di perdonare coloro che lo crocifiggevano perché non sapevano quello che facevano (cfr. Lc 23:34), e di amare in modo «vero» e «unico», teso al ben-essere degli altri, piuttosto che a quello personale. Guardando a lui, possiamo essere liberati anche noi, attraverso un percorso interiore e spirituale di autoverifica, dalle pastoie dell’egocentrismo umano e tendere una mano serena, forte ed equilibrata a chi ha bisogno di aiuto, perché anche noi, a nostra volta, siamo aggrappati alla potente mano del Signore.

I partecipanti hanno espresso il bisogno di ripetere questa esperienza e hanno condiviso il desiderio degli organizzatori di realizzare il 2° Convegno nazionale avventista sulla relazione d’aiuto nel 2018.

 

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