HopeMedia Italia – È così che la scienziata della Nasa, R. Aileen Yingst, descrive il suo coinvolgimento in numerose missioni spaziali, inclusa l'ultima, quella del “Perseverance” atterrato su Marte il 18 febbraio.

Come molti di noi, quel giorno Aileen era a casa, a guardare gli ingegneri della Nasa che, dal Jet Propulsion Laboratory in California, facevano posare il rover sul pianeta rosso, dopo sette mesi di viaggio nello spazio. Aileen fa parte del gruppo che si occupa degli strumenti Sherloc montati sul veicolo, e ha il compito di aiutare ad analizzare le fotografie della geologia marziana, alla ricerca di eventuali indizi nelle rocce o nei granelli di sabbia, che potrebbero far capire agli scienziati se il pianeta avrebbe potuto sostenere la vita.

Quando ha sentito le parole "Touchdown complete" (atterraggio completato), l’emozione è arrivata al culmine. "Ho pianto" ha ammesso Aileen "Ho lavorato su questo strumento per tanti anni e per tutto quel tempo era rimasto nella mia immaginazione".

Cresciuta nel Michigan, è stata sempre attratta dal "secondo libro" di Dio: la natura. Quando da bambina giocava con la sabbia, osservava i granelli e si chiedeva come si fossero formati. Negli anni ha conservato la sua curiosità grazie all’incoraggiamento degli insegnati della scuola elementare avventista “Village” e della Andrews Academy, come la signora Hunt e il signor Baker che l'hanno spinta ad eccellere. Ha frequentato università prestigiose, Dartmouth e Brown, e poi la carriera nelle missioni spaziali.

Dio ha aperto le porte 
Se ha avuto successo, lo deve solo al fatto che Dio l’ha aiutata e ha aperto quelle porte apparentemente impossibili. Pur essendo una donna di fede, ora è una scienziata “senior” presso la Planetary Science Institute, una società senza scopo di lucro, e ha buoni rapporti con i colleghi atei e cristiani.

“La mia gioia è quando qualcuno viene da me e dice: 'Aileen, so che sei una persona di fede, lo sai che io non credo, ma ho bisogno di parlare con qualcuno’; oppure: 'Aileen, io ti conosco, sei una persona di fede, possiamo pregare insieme?'”.

Dio della creazione 
Ora che il rover è su Marte e cominciano ad arrivare le informazioni dal pianeta distante oltre 384 milioni di chilometri dalla Terra, cosa può insegnare questa esplorazione ai non credenti sul nostro grande Dio dell'universo?

“C'è qualcosa nella mia attività che mi ricorda costantemente che tutto inizia da Dio” ha spiegato Aileen “Dio crea. Siamo creativi perché figli di un Dio creativo. Gli esempi che vediamo sono ombre, e abbiamo la tendenza a guardarle e a presumere che siano la realtà, ma non lo sono. Noi siamo le ombre e Dio è la realtà, e rivolgendo costantemente la mia attenzione all'esterno, mi ricordo cosa significa adorare un Dio fantastico".

[Foto e fonte: Adventist Review

 

 

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