M19-Editoriale_carceriGiuseppe Marrazzo – Dal 1983, visito detenuti nelle case circondariali d’Italia. La detenzione in sé dovrebbe redimere colui che, irrispettoso della legge, si è macchiato di delitti contro il patrimonio o peggio contro le persone. La struttura carceraria, con il suo regolamento interno, è funzionale al ripristino del senso della legalità in queste persone, a condizione che essa stessa non sia passibile di pena.

Nel 2013, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia a pagare una multa che va da 60 a 100 milioni di euro se entro un anno non si adegua alle normative europee in ambito carcerario. Essere costretti a vivere in uno spazio di 3 metri quadri costituisce motivo di trattamento disumano. La capienza delle nostre carceri, secondo l’associazione Antigone, sarebbe di 49.091 unità, mentre le presenze sono 59.683.

Domani scade l’ultimatum e il 3 giugno i ministri del Consiglio d’Europa prenderanno in esame l’esecuzione delle sentenze della Corte. C’è il rischio di ricevere ulteriori ammende. È vero che se si fa grazia all’empio, questi non impara la giustizia, ma un saggio proverbio dice anche: «Chi ricerca la giustizia e la bontà, troverà vita, giustizia e gloria» (Prv 21:21). Se lo Stato vuole insegnare ai detenuti il rispetto delle leggi, deve a sua volta rispettarle.

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