Giuseppe Marrazzo – Nel Nuovo Testamento esistono tracce di organizzazione ecclesiastica, anche se non troviamo un modello prestabilito.
– Ovunque vanno Paolo e Barnaba eleggono anziani locali (At 14:23).
– L’istituzione diaconale (At 6:1-6) dimostra che esiste una suddivisione dei compiti all’interno della chiesa. Non c’è da stupirsi perché la Qahal ebraica era fortemente organizzata.
– Il disordine di Corinto viene disapprovato e Paolo invita la comunità a fare ogni cosa con ordine (1 Cor 14:40).
Per ciò che concerne il tipo di organizzazione, è molto difficile stabilire un modello compiuto. La chiesa era un organismo troppo giovane per maturare uno schema di governo, ma è un errore credere che non ve ne sia alcuno. Nella storia della chiesa, la sua organizzazione si è sviluppata in tre direzioni: a. episcopale; b. congregazionalista; c. sinodale.

a. Episcopale
È un sistema fondato sulla figura del «vescovo» (episcopos) che diventa il cuore del funzionamento della comunità. È una forma di governo piramidale che prevede una triplice ripartizione del ministero: vescovi, presbiteri e diaconi. Questo è il modello accettato dalla chiesa cattolica e ortodossa. I vescovi sarebbero i successori degli apostoli (la «successione apostolica» sarebbe stata trasmessa da vescovo in vescovo). Esistono difficoltà storiche per documentare gli anelli di congiunzione di questa lunga catena, che termina con il papato moderno, una sorta di «monarchia assoluta». Le chiese riformate mantengono il sistema episcopale non collegandolo alla «successione apostolica» ma alla fedeltà evangelica. La chiesa avventista non segue il modello episcopale.

b. Congregazionalista
Il governo della chiesa è basato sull’autorità della comunità locale. È un sistema autonomo che dà piena autorità alla base; i membri della comunità locale riconoscono i doni spirituali, eleggono anziani e diaconi. Insomma, è la chiesa locale che governa! Il pastore e l’anziano sono scelti dalla comunità; la consacrazione è amministrata dalla comunità e tutti i membri partecipano alla cerimonia. Sul piano biblico, infatti, è l’assemblea locale che vota le misure disciplinari (Mt 18:15-17), elegge anziani e diaconi (At 6:1-6; 14:23), sorveglia in materia di dottrina (1 Gv 4:1, 2:20,27). Paolo esorta a esaminare ogni cosa e a ritenere il bene (1 Ts 5:21). Chi deve esaminare? Paolo o la chiesa intera? Certamente, la chiesa tutta. La chiesa avventista, però, non segue il modello congregazionalista.

c. Sinodale
Non è un sistema perfetto, ma è quello più vicino alle Scritture. I presbiteri dirigono nel nome della comunità.
– Gli anziani locali scelti dalla chiesa la dirigono. Se ci sono diversi presbiteri allora si costituisce il collegio degli anziani, con il primo anziano che sorveglia e insegna. Paolo li distingue da quelli che lavorano nella predicazione e nell’insegnamento (1 Tm 5:17).
– Un gruppo di chiese di una determinata area geografica costituiscono il «presbiterio» (Federazione o Campo) che opera sotto un’unica direzione.
– Più presbiteri messi insieme costituiscono il Sinodo (syn-hodós = «fare uno stesso percorso insieme»), l’Unione nel nostro caso. Dopo il Sinodo resta solo l’Assemblea Generale.
– Ognuno di questi livelli ha rappresentanti della comunità locale (delegati). A differenza del sistema congregazionalista, in quello sinodale l’autorità non risiede nella comunità locale né nel vertice (vescovo). Il governo sinodale è a cerchi concentrici ed è quello più vicino alle chiese cristiane primitive, basti vedere quello che è avvenuto nel concilio di Gerusalemme (At 15).

Conclusione
La chiesa avventista ricalca il modello sinodale, che, con tutti i suoi limiti, è quello che più di tutti si avvicina al modello tracciato dalla chiesa primitiva.
[Ti ritrovi? Credi che sia un modello vecchio? Quali modifiche vorresti apportare? Scrivi a: messaggero@edizioniadv.it]

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